«C’è chi non vuole il suo ritorno in politica.» In Procura a Firenze, tra pm e avvocati, si giustifica così l’esistenza di un fascicolo ancora aperto nel 2016 a carico di Massimo Mattei, assessore comunale con delega a Mobilità, manutenzioni e decoro nella giunta Renzi. Fascicolo avviato nel 2015 e relativo a fatti avvenuti tra il 2011 e il 2012, quando Palazzo Vecchio pare diventato un «troiaio», come dicono gli eredi di Dante. La magistratura scopre un giro di prostituzione gestito da un gruppo ristretto di conoscenti che sembrano usciti dal film Amici miei (…) Nello scandalo, che viene ribattezzato il «sexy gate fiorentino», finiscono indagate quattordici persone. (…). Le ipotesi d’accusa iniziali sono associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. Per gli indagati il pm chiede in un primo momento le misure detentive. Nelle quattromila pagine dell’ordinanza avanzata dal pubblico ministero Giuseppe Bianco e dal procuratore capo Giuseppe Quattrocchi, si cita, oltre a un dipendente comunale, anche un custode di Palazzo Vecchio sorpreso in una stanza del Comune con una ragazza. Da quel momento iniziano a circolare voci in città che sia coinvolto anche qualche politico. Quando il giudice per le indagini preliminari rigetta le misure cautelari avanzate dai magistrati, questi, per suffragare la loro tesi investigativa, allegano documentazione aggiuntiva non presente nella prima istanza. Da un appunto allegato ai nuovi atti salta fuori il nominativo di un assessore che, in seguito, si scoprirà essere totalmente estraneo alla vicenda. Su quel foglio nome e cognome sono stati coperti alla bell’e meglio con un colpo di bianchetto. Si leggono solo le prime lettere: «Mas». Liste alla mano, può essere solo Massimo Mattei che, guarda caso, proprio pochi giorni prima si è dimesso per motivi di salute. È un attimo: per molti diventa il politico delle escort. Le dimissioni? Secondo alcuni quotidiani locali – alcuni «pennivendoli», accolti poi sul carro renziano verso Roma, spiccano per la violenza dei toni usati nei confronti di Mattei – l’uomo avrebbe lasciato Palazzo Vecchio proprio perché coinvolto in quel giro di prostituzione. In realtà, subito dopo aver formalizzato la rinuncia all’incarico pubblico, l’ex assessore è stato veramente ricoverato in ospedale. Quando Mattei presenta le dimissioni al sindaco (…), Renzi le accetta subito e lo sostituisce in appena un giorno con Filippo Bonaccorsi, a cui, una volta al governo, affiderà il piano per gli interventi sulle scuole.

E dire che Mattei è stato fondamentale per l’ascesa politica del presidente del Consiglio in carica. L’amicizia tra i due ha radici lontane: nasce nel 1999 sul palco del congresso provin­ciale della Margherita. (…) Il legame tra i due è profondo. Di fiducia totale. Ci sono molte foto a dimostrarlo. Di appuntamenti e momenti privati. Visite in Versilia dove Mattei ha una casa e molto altro. Nel marzo del 2013 Massimo Mattei scopre che ci sono alcuni paparazzi a Firenze che pedinano Renzi nella speranza di «beccarlo» con foto compromettenti, magari in compagnia di Maria Elena Boschi. In quel momento, infatti, il sindaco si è già imposto sulla scena nazionale e gira insistente la notizia di una presunta relazione clandestina tra lui e la giovane aretina. Gossip puro, ma i paparazzi fanno il loro mestiere. Mattei si accorge della loro presenza perché gestisce alcune cooperative che ospitano anziani e una di queste è in via degli Alfani, proprio a pochi passi dall’appartamento in cui risiede Renzi a Firenze, al civico 8, pagato – si scoprirà poi – dall’amico Carrai. Mattei si accorge degli appostamenti e avvisa il numero uno di Palazzo Vecchio, che sembra disinteressarsene. La risposta arriverà dal suo entourage: «Dice Matteo di fare attenzione te, non ai fotografi: alle escort». A giugno il «sexy gate fiorentino» deflagra nella sua interezza. (…) L’inchiesta incombe come un macigno sulla vita dell’ex assessore: quando serve, qualcuno gliene ricorda l’esistenza. Come alle amministrative che porteranno all’elezione di Nardella: l’ipotesi di una sua candidatura naufraga subito. O come in occasione della tornata regionale della primavera del 2015, quando l’ex comunista viene avvicinato dalla sinistra radicale. Mattei non ha il tempo neanche di rispondere «no grazie» all’offerta: una mattina trova nella cassetta della posta una busta formato A4 indirizzata alla moglie. Dentro ci sono i brogliacci di tutte le intercettazioni che lo riguardano. Colloqui ritenuti ininfluenti al fine delle indagini già nel 2013. Ma qualcuno li ha conservati.

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