Timbravano il badge e lasciavano il posto di lavoro per fare shopping, andare a correre e portare i figli a scuola. Oppure utilizzavano i badge dei colleghi assenti per registrare l’inizio del servizio. Per 16 dipendenti della Asl, fra cui 5 dirigenti, a Caserta è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare: in 9 sono finiti agli arresti domiciliari, 7 sono stati sospesi dal pubblico impiego. I dipendenti sono ritenuti dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere responsabili, a vario titolo, di truffa e false attestazioni o certificazioni in concorso, con le aggravanti di aver commesso il fatto a danno di un ente pubblico. Ai domiciliari anche un consigliere comunale di maggioranza del comune di Valle di Maddaloni, Agostino Renzi: collaboratore amministrativo professionale dell’Unità Operativa di Medicina Legale del Distretto 13 dell’Asl di Caserta, è accusato di avere agevolato un collega timbrando il suo cartellino e facendolo risultare presente.
Le indagini sui furbetti del cartellino dell’Asl di Caserta 1 sono state condotte da ottobre a dicembre 2015, attraverso il pedinamento e l’analisi dei tracciati dei cartellini magnetici di riconoscimento. Nel corso degli accertamenti – si è saputo – i Carabinieri hanno fatto anche svariate riprese video, che testimoniano gli inadempimenti degli indagati. Inoltre, hanno accertato che due dirigenti della Medicina legale non erano presenti al momento del nulla osta per il seppellimento delle salme, ma loro firma compariva comunque sui documento.
Intanto il decreto sulla stretta per i furbetti del cartellino aspetta il via libera definitivo del Consiglio dei ministri nel pomeriggio del 15 giugno. Tra le misure principali: gli assenteisti verranno sospesi senza stipendio in sole 48 ore. Poi decorrerà un mese di tempo per la difesa e il proseguimento dell’istruttoria. Entro 30 giorno si potrà essere licenziati, estromessi per sempre dalla pubblica amministrazione. Ed entro tre mesi, la Corte dei Conti potrà anche multare lo statale che, con le sue false attestazioni, abbia leso l’immagine dell’amministrazione.