L’uscita di scena di Equitalia, annunciata dal premier Matteo Renzi, fa scattare l’allarme dei sindacati. Senza la società che riscuote i tributi, si chiedono le sigle del credito, “quei 9 miliardi di obiettivo di riscossione imposti al sistema, e sui quali il bilancio dello Stato sembra oggi contare molto, come pensate di recuperarli domani?“. Fabi, First Cisl, Cgil, Ugl Credito e Uilca hanno scritto una lettera aperta al presidente del Consiglio e hanno chiesto un incontro urgente all’amministratore delegato Ernesto Maria Ruffini.

A spaventare i dipendenti è anche il possibile assorbimento dell’ente della riscossione nell’Agenzia delle Entrate: in questo caso, infatti, il personale dovrebbe transitare dal contratto privato che ha attualmente a quello pubblico. Non prima, però, di aver superato un concorso. Un passaggio che non garantisce il mantenimento del posto di lavoro. Così, nella missiva, i sindacati avvertono: “Di sicuro il clima di incertezza che è esploso all’interno della categoria non favorirà il raggiungimento di quegli obiettivi sfidanti che il suo stesso governo ha imposto al Servizio nazionale della Riscossione e, anzi, demotiverà il personale che, ogni giorno, si espone in prima persona con abnegazione e grande professionalità”.

Le sigle sindacali ricordano “gli insulti, le minacce personali e le intimidazioni, per non parlare degli attentati” subiti dagli operatori e si chiedono “chi altri, oltre ad alcuni rappresentanti di movimenti politici populisti, sentiva l’esigenza di una dichiarazione che rivitalizzasse una campagna diffamatoria e populista nei confronti di Equitalia e dei suoi dipendenti?”. Un chiaro riferimento al Movimento 5 Stelle, che da sempre chiede l’abolizione della società di riscossione. Nel frattempo, peraltro, si è appreso che è in arrivo una proroga di un altro anno – rispetto al 30 giugno 2016 – della concessione all’ente per la riscossione nei Comuni e negli enti locali che non si sono ancora dotati di un proprio ente riscossore.

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