Chiede scusa alle vittime che sono state sfregiate con l’acido e spiega che l’unica ragione di vita è suo figlio Achille, nato dalla relazione con Martina Levato. Alexander Boettcher, broker 28enne, parla al quotidiano Libero da San Vittore, e continua a professarsi innocente. E’ stato condannato a quattordici anni in appello per l’aggressione con l’acido a Pietro Barbini, a 23 anni in primo grado per associazione a delinquere, per le ustioni al volto di Stefano Savi – sfigurato a causa di uno scambio di persona – e per la fallita aggressione a Giuliano Carparelli. Lui e Barbini avevano avuto relazioni con Martina, sua complice, che in un memoriale aveva raccontato le “pratiche di dominazione” con Boettcher. “Mi costringeva a chiamarlo ‘papà’ – ha raccontato del broker – e mi prendeva a cinghiate. Voleva che perdessi un braccio, una gamba, perché io non fossi più desiderabile agli occhi degli altri”.

Boettcher accusa Levato di averlo tradito, adottando una strategia difensiva che mira ad addossargli la responsabilità di quanto successo. Dice di essere finito in un “incubo, che tuttavia ha riguardato soprattutto quei poveri ragazzi sfigurati, incolpevoli, come me, di aver incontrato sul proprio cammino Martina“. Spiega di averla “amata più di me stesso. Tra noi – prosegue rispondendo alle domande del quotidiano – non c’era sadomasochismo, né violenza gratuita, bensì condivisione, piacere e unione sentimentale“.

Affetto ricambiato, almeno finché, secondo Boettcher, Levato ha scoperto di aspettare un figlio proprio da lui: “Le ho detto che l’avremmo cresciuta io e la mia ex moglie, Gorana. A quel punto lei ha voluto attirarmi in trappola“. Ammette di essere stato “superficiale, se vuole anche deviato nella vita sessuale” e ritiene di “avere sbagliato alcune amicizie e compagne”. E prosegue: “Si chieda come mai improvvisamente Martina ha cambiato radicalmente la propria versione dei fatti. Adesso pur di raggiungere i suoi scopi non si preoccupa di addossare a me le sue colpe, sapendomi innocente”.

Libero gli ricorda dei filmati in cui Martina beve la sua urina e in cui lui le scarnifica l’interno coscia e lui precisa: “Il rapporto tra me e lei è stato caratterizzato da scelte sessuali sicuramente atipiche e forse deviate”, ma – a fronte di alcune chat in cui “parla con disprezzo delle donne thailandesi e della loro disponibilità sessuale senza fare distinzioni tra minorenni e maggiorenni” – respinge chi lo accusa di essere maschilista, razzista e pedofilo.

Dalla relazione tra lui e Martina è nato Achille, che Boettcher definisce “la cosa più bella che abbia fatto nella mia vita. All’epoca – dice – volevo un figlio da Martina perché l’amavo. Adesso Achille, oltre a mia madre, è la mia unica ragione di vita. Spero di essere un buon padre e so per certo che per il bene di mio figlio farei qualunque cosa”. Il Tribunale dei minori dovrà pronunciarsi sull’affido del bimbo e il padre si augura che la decisione dei giudici “sia la migliore per il futuro di mio bambino, che nulla ha a che vedere con tutta questa vicenda. Qualsiasi sia la decisione dei giudici io mi ci rimetterò”.

Nel corso dell’intervista, Boettcher entra anche nel merito della vicenda giudiziaria e continua a sostenere di essere innocente. “Savi non è riuscito a vedere il proprio aggressore. Carparelli in più occasioni, persino davanti al suo legale, ha detto di non essere per niente sicuro sull’identità degli assalitori, ma di ricordare solo Martina“. E ancora: “Se ero presente sulla scena del crimine il giorno dell’attacco a Barbini è solo perché temevo che fosse stata aggredita. Martina mi aveva chiesto di raggiungerla evidentemente per farmi assistere da lontano a quel maledetto lancio contro il suo ex, una ‘prova d’amore’ che non avevo mai chiesto”.

Parla anche del complice Andrea Magnani, che aveva ospitato in casa Martina dopo l’aggressione con dell’acido muriatico e Barbini ed era scappata. “Magnani – precisa Boettcher – è stato arrestato ben un mese dopo l’ultimo episodio contestato nonostante si fosse presentato in Procura a rendere spontanee dichiarazioni con le mani corrose dall’acido. Dopo ha ottenuto grossi benefici processuali, mentre io ho subito una condanna pesantissima, sulla base delle sue dichiarazioni. Il dubbio che vi sia stato un accanimento nei miei confronti lo porterò sempre con me”. L’intervista si chiude con il desiderio di potere esprimere ai ragazzi colpiti con l’acido “tutta la mia solidarietà come ho già fatto in altre occasioni. Sono addolorato per loro e credo che nessuno meriti di subire qualcosa di simile”.

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