Nel discorso di Silvio Berlusconi, leader di Fi, all’Hotel Ergife per l’avvio della campagna elettorale a sostegno di Alfio Marchini sindaco della Capitale, c’è poco spazio per Roma, ampio per il centro-destra del passato e del futuro. Ritroviamo i soliti cliché: “La battaglia contro i comunisti”, “la rivoluzione liberale sabotata dai media”, “magistratura e alleati”, “le grandi riforme fatte dal governo di centrodestra”. Ma l’ex presidente del Consiglio alza il tiro, forse per attirare l’attenzione di una platea rumorosa, distratta e presa dal chiacchiericcio. “Nel 2002 abbiamo fatto finire noi la guerra fredda, l’incubo di due Stati contrapposti con un arsenale nucleare capace di distruggere dieci volte la popolazione del mondo, ma quell’atmosfera a causa di leader non più tali rischia di tornare”. Poi parla di quattro colpi di Stato, il primo è Tangentopoli, mani pulite, contro i partiti della prima Repubblica, l’ultimo quello di cui è vittima che ha portato a tre governi non eletti da nessuno. “Renzi con una maggioranza abusiva e illegittima vuole non solo governare, ma cambiare la Costituzione, io questa deriva autoritaria la chiamo regime” sostiene. Per mostrare un chiaro endorsement a favore di Marchini serve Guido Bertolaso sul palco. “Sono stato io a convincere il presidente che bisognava sparigliare e puntare su un candidato libero come me, non per qualche poltrona o strapuntino, Giachetti, Raggi e Meloni non hanno competenze e capacità di cambiare Roma” dichiara l’ex candidato sindaco che avrà un ruolo di primo piano in un’eventuale amministrazione Marchini. “Avete visto lo charme di Alfio, donne non vi innamorate subito, c’è tempo durante la campagna elettorale, avete visto la concretezza di Guido, con una coppia così vinceremo” chiosa il leader di Forza Italia

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