Per combattere il terrorismo un’unica soluzione non esiste. Un grande investimento nell’educazione civica e nella cultura è certamente l’arma più importante per contrastare la conversione dei giovani alle sette islamiche estremiste.

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Un altro aspetto decisivo è quello dei soldi, ma le cosiddette democrazie occidentali fingono di non vedere. Gran parte dei membri delle reti fondamentaliste di Bruxelles hanno come provenienza il Rif marocchino, regione centrale per la produzione e il traffico di cannabis in Europa gestito dai clan marocchini impiantati nel territorio francese e belga. Non è certo una novità: basti pensare ai Talebani con l’oppio in Afghanistan e alle Farc con la coca in Colombia.

Nelle prossime settimane l’assemblea generale delle Nazioni unite si riunirà per valutare il risultato di decenni di “guerra contro le droghe”. Come Radicali, saremo presenti per spiegare come in realtà la guerra sia stata fatta contro tutto – le libertà civili, la giustizia, i consumatori – tranne che contro le droghe, che proliferano indisturbate nel mondo producendo immensi profitti per le mafie internazionali e la criminalità comune e politica.

Se non si vuole essere così schizofrenici da proclamare la lotta al terrorismo e al tempo stesso continuare a regalare ai terroristi di tutto il mondo una delle fonti più stabili e sicure per procurarsi risorse e armi, l’Assemblea Generale delle Nazioni unite deve guardare in faccia alla realtà e avviare la chiusura della fallimentare stagione proibizionista. Anche il governo italiano dovrà scegliere da che parte stare.

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