Il Senato ha approvato il ddl missioni,presentato dal governo Renzi, che stabilisce le disposizioni sulla partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali. Il testo – passato con 191 sì, 3 no e 38 astenuti – tornerà adesso alla Camera per la terza lettura. A favore, oltre alle forze di maggioranza, hanno votato i senatori di Ala e Forza Italia, mentre M5s, Sinistra Italiana e Conservatori e Riformisti di Fitto si sono astenuti. La proposta, approvata alla Camera il 13 maggio scorso, cerca di porre fine alla prassi della decretazione d’urgenza per la proroga delle missioni internazionali delle forze armate italiano, proponendo una procedura parlamentare definita e istituendo un fondo ad hoc da rifinanziare annualmente con la legge di Stabilità.
Il Pd, con Vito Vattuone (capogruppo in commissione Difesa, definisce il provvedimento “un grande passo avanti” e “una riforma di sistema” con la quale viene “introdotto un quadro normativo che attribuisce maggiore certezza e coerenza alla nostra partecipazione alle missioni internazionali facilitando un maggiore approfondimento da parte del Parlamento. “Una legge attesa da anni” sottolinea Giuseppe Compagnone, senatore di Ala e vicepresidente della commissione Difesa, che dà all’Italia un’arma in più “nella difesa della democrazia“.
Per Mario Mauro, presidente dei Popolari per l’Italia, all’opposizione, “il disegno di legge rappresenta un oggettivo passo avanti” a favore di una più “consistente pianificazione e preparazione dei nostri impegni militari”, anche se resta un aspetto del testo che “aggrava in senso presidenzialista la deriva delle nostre istituzioni”. Il riferimento di Mauro è alla norma che attribuisce poteri speciali alla Presidenza del Consiglio, e che secondo il senatore la trasformerebbe in una sorta di “asso piglia tutto che snatura la collegialità della nostra forma di governo”. Dello stesso parere Alessia Petraglia (Sinistra Italiana), che ha evidenziato come nel ddl ci siano “insufficienze in diversi punti, non ultimo quello del ruolo di controllo del Parlamento e delle sue autorizzazioni alle missioni”.
Il provvedimento prevede, tra l’altro, che “la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali è deliberata dal Consiglio dei ministri, previa comunicazione al presidente della Repubblica” ed è poi sottoposta all’autorizzazione delle Camere con “appositi atti di indirizzo”. “Nelle sue comunicazioni alle Camere, il governo indica, per ciascuna missione, l’area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare, compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte, nonché la durata programmata e il fabbisogno finanziario per l’anno in corso”, si legge ancora nel disegno di legge nel quale è escluso che l’autorizzazione delle Camere alla delibera del governo avvenga in forma legislativa.
Saranno i decreti del presidente del Consiglio, emanati su proposta dei ministri competenti, a consentire l’utilizzo delle risorse del fondo, i quali dovranno essere trasmessi alle Camere. I pareri definitivi delle commissioni competenti per materia e per i profili finanziari dovranno essere espressi entro il termine di 10 giorni dalla data dell’ultima trasmissione. Decorso tale termine, i decreti potranno essere comunque adottati.
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