Quando arrivano, i rappresentati delle case editrici, inondano la sala docenti con le novità editoriali. Sono cordiali, simpatici e tendenzialmente amichevoli nell’approccio; ogni anno propongono decine di testi “nuovissimi” e, naturalmente, aggiornati, più chiari, innovativi, indispensabili – soprattutto indispensabili -, “professore, lei non può non adottarlo”. “Davvero? Mi dica, quali sono le caratteristiche principali?”.

libri scuola 675

Sono come le sirene di Ulisse, gli agenti editoriali, ma gli insegnanti purtroppo non hanno i tappi nelle orecchie. Potessero vedere le facce, ascoltare certi dialoghi, i genitori dei nostri alunni sarebbero ancora più incazzati quando sono costretti a comprare, per il secondo figlio, molti volumi già presenti negli scaffali del primogenito. “Non vorrei sbagliarmi, prof, ma tranne la copertina e qualche nuova lettura nella parte antologica, il testo di letteratura è simile a quello che ha usato Fabrizio.”

E’ la triste e desolante verità. Molte nuove adozioni sono inutili. Raramente arrivano, nelle scuole, testi veramente innovativi nell’impostazione didattica. Perché dunque adottare? Vecchia questione. Ogni anno si ripropone con ritmi, modi e tempi che ricordano l’eterno ritorno dell’uguale. Il nuovo Abbagnano-Fornero, storico testo di filosofia, è davvero così diverso, per dire, dall’edizione precedente? I tomi di letteratura italiana e il libro di scienze e i volumi di storia dell’arte sono più aggiornati dei testi di pochi anni fa? I dubbi ci sono e circolano (eccome!) anche tra i docenti che poi, impossibile negarlo, finiscono per adottare. Perché?

La domanda chiama in causa la sociologia, la psicologia, la psicanalisi… e qui mi fermo, l’elenco è lungo. Voglio dire: mettetevi nei panni di un insegnante tendenzialmente frustrato – ce ne sono molti – che improvvisamente si vede vezzeggiato, al centro dell’attenzione, corteggiato (“prof, lei ha tutte le caratteristiche per apprezzare un testo così moderno e innovativo”), come pensate che reagisca? E così, ogni anno, la scuola si ritrova con i soliti vecchi programmi incolonnati in volumi con copertine nuove. Volumi costosissimi che è inutile cercare nel mercatino dell’usato, rifugio dei ceti popolari: “Questa è un’edizione nuova, signora, uscita da poco, la troverà da noi a partire dal prossimo anno”. Ma il prossimo anno rischia di essere già tardi. Le sirene delle case editrici stanno già facendo il corso di aggiornamento in “strategia di marketing e vendita” della merce-libro. Ai genitori in cassa integrazione, ai lavoratori a basso reddito, al ceto medio impoverito non resta che stringere la cinghia e procurarsi i soldi. Le banche concedono piccoli prestiti. Al 6 per cento d’interesse.

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