L’epidemia di casi di virus Zika, ritenuto responsabile di decine di casi di microcefalia del feto in almeno 20 Stati brasiliani, ha scatenato una polemica sulla possibilità di eseguire aborti in caso di gravi malformazioni. In Brasile, maggiore Paese cattolico al mondo, l’aborto è illegale, ma il giudice Jesser Coelho ha deciso di autorizzare alcune interruzioni di gravidanza in presenza di gravi casi di microcefalia o anencefalia (mancata formazione della calotta cranica). “Se dovessi ricevere altre richieste, le esaminerò caso per caso”, ha annunciato il magistrato di Goiania, nel Brasile centrale.

Le parole del giudice Coelho sono state pronunciate poco dopo che dallo stato di Pernambuco, epicentro dell’epidemia di Zika, arrivasse la notizia che le morti di neonati con microcefalia associata al virus sono in aumento. Anche in casi di gravi malformazioni del feto, l’interruzione di gravidanza – secondo i sondaggi – è disapprovata dalla maggioranza dei brasiliani e genera un infuocato dibattito tra giuristi, attivisti e società civile. Il Movimento Brasile senza aborto, sostenuto dalla conferenza episcopale brasiliana e dal Forum evangelico, ha definito ”inaccettabile” l’aborto anche in presenza di casi di microcefalia del nascituro.

Gli Stati Uniti, intanto, corrono ai ripari. Le nuove linee-guida emesse oggi dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) prevedono che tutti i neonati venuti alla luce in America da donne che durante la gravidanza hanno viaggiato in Paesi in cui è accertata la presenza del virus, vanno sottoposti a test per verificare se sono stati contagiati. I neonati – specificano gli esperti – vanno valutati per possibili anormalità neurologiche, vanno fotografati accuratamente per verificare ogni possibile lesione e arrossamento della pelle, va loro misurata la circonferenza del cranio per stabilire se hanno la microcefalia legata al virus Zika, ed il loro udito e vista vanno controllati.

Anche se i piccoli risultano negativi in tutte queste prime analisi – raccomandano i Cdc – vanno analizzati regolarmente per il primo anno di vita. Gli esperti federali continuano per ora ad invitare le donne incinte a farsi esaminare per il virus Zika solo nel caso in cui abbiano sintomi della malattia trasmessa dalle zanzare: dolori articolari, mal di testa, febbre, eruzioni cutanee.

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