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Periodicamente il caso Di Bella rispunta fuori. Gli esiti indiscutibili della sperimentazione del 1998 purtroppo non hanno convinto tutti. Non c’era alcun motivo scientifico per iniziare quella sperimentazione, se non il credere alle parole del professor Luigi Di Bella sulle “guarigioni miracolose” da lui descritte. Ad esempio, in una puntata di Porta a Porta nel novembre 1998, dopo che la sperimentazione aveva ribadito la sostanziale inefficacia del suo metodo, il professore sostenne di aver “guarito” una quindicina di pazienti malati di tumore al pancreas, uno dei peggiori. Chiedeva un esterrefatto Bruno Vespa: “E lei si assume la responsabilità di dire che queste quindici persone sono tutte sopravvissute?” La replica: “Non solo. Ma stanno bene e hanno tutte una vita perfettamente ordinaria”. Un altro ospite in studio ribatteva che secondo la statistica della dottoressa Buiatti, dalle cartelle cliniche di Di Bella non risultava alcun paziente sopravvissuto con il tumore al pancreas.

Il caso Di Bella è stato essenzialmente creato dai mezzi d’informazione e dalla politica. Negli ultimi giorni, si sono verificati due episodi. “La regione Lazio dovrà valutare la possibilità di inserire nella sperimentazione di farmaci innovativi oncologici anche quelli utilizzati nel “multitrattamento Di Bella”. Questo l’emendamento proposto dall’ex presidente della regione Lazio, Francesco Storace, approvato all’unanimità dall’assemblea regionale. 

Poco dopo, Beppe Grillo ha condiviso l’ennesimo link favorevole al cosiddetto “Metodo Di Bella”. In realtà, il pezzo originale deriva dal blog di Gioia Locati, su Il Giornale. Il titolo del post è Gli studi che danno ragione a Di Bella. Si riferisce a un articolo scientifico nel quale le cellule staminali della polpa dentaria di topi sono state differenziate con acido retinoico (un composto comunemente utilizzato per questo) e melatonina, acido ialuronico e butirrico. Non è per nulla chiaro come questo (singolo) studio possa “dare ragione” a Di Bella, dato che in nessun riferimento bibliografico è citato uno qualsiasi dei suoi articoli. L’unica citazione è nella sezione “ringraziamenti”, nella quale apprendiamo che la Fondazione Di Bella avrebbe finanziato questa ricerca.

Sembrerebbe che esponenti di qualsiasi parte politica ritengano il caso ancora aperto, nonostante il parere negativo della quasi totalità della comunità scientifica, come quello dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.

Quanto sarebbero “innovativi” i farmaci impiegati nel cosiddetto “Metodo Di Bella” non è per nulla chiaro. In realtà, il professore si è limitato a mettere insieme, senza alcun apparente motivo razionale, una serie di sostanze chimiche sulle quali esisteva qualche pubblicazione. Per esempio, Di Bella era convinto che le quantità di melatonina che impiegava non fossero solubili in acqua, per cui aveva ideato una speciale combinazione, la “melatonina coniugata” per aumentarne la “biodisponibilità”. Quelle quantità di melatonina, però, si sciolgono in acqua senza il benché minimo problema.

Ma davvero la regione Lazio intende risperimentare la “melatonina coniugata Di Bella”? Tra i farmaci usati da Di Bella ce n’è uno sicuramente efficace, la ciclofosfamide, che è un chemioterapico largamente impiegato negli stessi dosaggi. Che qualcuno dei pazienti potesse avere un qualche miglioramento, non è affatto sorprendente. In modo volutamente semplificato, sarebbe come somministrare a un malato aspirina e succo d’arancia e affermare che la febbre diminuisce grazie al succo d’arancia.

Secondo i sostenitori di Di Bella, una delle “prove” dell’efficacia per il “Metodo di Bella” è la presenza di migliaia di articoli su ciascun componente di questa terapia. Le pubblicazioni e le citazioni non si valutano “un tanto il chilo”. Se due termini, come “cancro” e un’altra qualsiasi sostanza chimica sono presenti nello stesso articolo, questo non significa che quella sostanza sia efficace nella cura dei tumori. Comunque, se proprio volessimo “giocare agli scienziati”, ecco cosa risulta per le principali sostanze impiegate nel “Metodo di Bella” sulla banca dati “Pubmed”.

Cancer and melatonin: 1946 risultati

Cancer and bromocriptine: 2113 risultati

Cancer and somatostatin: 7894 risultati

Cancer and retinoic: 12592

Cancer and cyclophosphamide: 41054 risultati, più di tutti i precedenti messi assieme.

Ragionando come i dibelliani, vediamo che la molecola con più “evidenze antitumorali” è proprio il chemioterapico ciclofosfamide, che tra le altre cose costa pochissimo (una decina di euro per cinquanta pasticche). Perché allora spendere migliaia di euro per la somatostatina?

Avere uno dei blog più seguiti della rete o una posizione di rilevo nelle istituzioni corrisponde a grandi responsabilità. È una pessima idea dare credito a pseudocure, perché la salute non ha colore politico.

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