Il 2015 è l’anno in cui il sedicente Stato islamico ha cominciato a perdere i territori controllati fra Siria e Iraq, ma contemporaneamente è riuscito a portare il terrore in Europa arrivando a colpire i turisti in viaggio in Nord Africa e Medio Oriente così come ha sfregiato Parigi nel cuore del Vecchio continente. La capitale francese idealmente apre e chiude l’anno di terrorismo jihadista: il 7 gennaio un commando seminava morte nella redazione del magazine satirico Charlie Hebdo e in un supermarket kosher, il 13 novembre invece la mattanza del Bataclan, dello stadio e dei bar nel XI arrondissement. In mezzo a questi due eventi tanto altro sangue: a metà febbraio a Copenhagen viene preso di mira dagli estremisti l’artista svedese Lars Vilks per le caricature di Maometto. Il bilancio è di un morto e 3 feriti. Poi a marzo l’attacco al Museo del Bardo di Tunisi con 24 vittime, quattro italiane. Ad agosto un’altra strage evitata con l’episodio del marocchino che spara sul treno Tgv Amsterdam-Parigi. Fino all’esplosione del Boeing russo partito da Sharm El Sheik e fatto saltare in aria sulla penisola del Sinai. A bordo c’erano 224 passeggeri 

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Jihad, la rete italiana e il ruolo del Belgio in un’inchiesta di 15 anni fa. Spazzata via dall’11 Settembre

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Da Charlie Hebdo al Bataclan: l’anno del terrore. E nell’Europa ferita si risveglia l’autoritarismo

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