Quattrocento milioni di euro di tagli, 30 milioni di mance, il pareggio raggiunto solo grazie a 1,4 miliardi sbloccati da Roma e nuovi buchi nel bilancio che potrebbero aprirsi da un momento all’altro a causa dei fondi europei mal spesi. Sono i numeri della legge finanziaria approvata dal governo siciliano, arrivata a Palazzo dei Normanni la vigilia di Natale e quindi subito congelata dopo l’avvio dell’esercizio provvisorio. Mentre a Palazzo Chigi il premier Matteo Renzi parla di ripresa armato di slide, a Palazzo d’Orleans il governatore Rosario Crocetta è costretto ai sudori freddi. Il 23 dicembre, infatti, l’Assemblea Regionale Siciliana ha bocciato il documento economico-finanziario che detta le linee guida del bilancio.

Un miliardo e mezzo da Roma per chiudere i conti – Colpa di un’assenza massiccia dei deputati della maggioranza, spesso latitanti nelle sedute prefestive, anche quando in ballo ci sono i conti della Regione. Riconvocati il 29 dicembre, gli onorevoli regionali non hanno avuto altra scelta che varare l’esercizio provvisorio per almeno due mesi per evitare il blocco della spesa. Per il governatore, invece, dopo il panettone natalizio indigesto anche la notte di San Silvestro non si preannuncia tranquilla: l’Ars, infatti, ha cancellato lo stanziamento da due milioni e mezzo per Riscossione Sicilia, la società che si occupa di incassare le tasse sull’isola. “Così dovremmo portare i libri in tribunale e affidare la riscossione a Equitalia”, ha detto Crocetta, che adesso ha tempo fino a febbraio per ricompattare la maggioranza e approvare la finanziaria. Prima di quella data, Alessandro Baccei, l’assessore all’Economia inviato sull’isola da Renzi e da Graziano Delrio per vigilare sui conti, dovrà aver chiuso definitivamente le trattative con Roma. Il governo nazionale ha già inserito nella legge di Stabilità 900 milioni per la Sicilia, che però resta in attesa di un’altra copertura, pari a mezzo miliardo di euro: senza quei soldi, Crocetta non potrà chiudere in pareggio il suo bilancio. Si tratta di un credito fiscale vantato dalla Sicilia e riconosciuto anche da una sentenza della Corte costituzionale, che però è ancora oggi oggetto di discussione tra Palermo e Roma.

Le mance non finiscono mai: 30 milioni ad associazione ed enti – La quadra dei bilanci isolani, quindi, arriverà alla fine solo se i forzieri nazionali spediranno sull’isola un miliardo e quattrocento milioni. E nonostante Crocetta abbia previsto anche 400 milioni di tagli (dai gettoni dei consiglieri comunali ai permessi sindacali ridotti), tra le misure della finanziaria continuano a trovare posto tutta una serie di aiuti per associazioni ed enti: è quello che rimane della famigerata Tabella H, la ricchissima “legge mancia” in salsa siciliana. In tempi di magra, il governatore ha comunque recuperato una trentina di milioni per finanziare il Consorzio ricerca filiera lattiero-casearia di Ragusa (1,2 milioni), l’Osservatorio della pesca del Mediterraneo (80mila euro), il Brass Group (200mila euro), la fondazione Whitaker (mezzo milione), il consorzio agrario di Palermo (500mila), l’associazione allevatori (2,7 milioni) e l’autodromo di Pergusa (500 mila). Nella lista trova spazio anche il Cerisdi, una scuola di formazione per manager che riceve 280mila euro, nonostante il presidente abbia annunciato urbi et orbi l’intenzione di chiuderla: evidentemente ci ha ripensato.

Nuovi buchi all’orizzonte – E mentre l’Ars dà il suo via libera all’esercizio provvisorio, c’è un ennesimo buco che potrebbe materializzarsi nei conti della Regione siciliana. Un rosso compreso tra i 50 e i 150 milioni di euro che, tanto per cambiare, potrebbe arrivare da una stangata dell’Unione Europea. Entro il 31 dicembre del 2015, infatti, deve essere spesa l’intera dotazione del Fondo Sociale Europeo per il periodo 2007 – 2013. Si tratta di una cifra pari a circa 1,2 miliardi che in Sicilia è fondamentale per sostenere i progetti presentati da quasi trecento tra cooperative sociali e associazioni non profit. Solo che, dopo i primi 90 milioni di euro, Palazzo d’Orleans avrebbe dovuto sbloccare altri 50 milioni per sostenere i progetti del terzo settore: cosa che non è avvenuta fino a pochi giorni fa. “I mandati di pagamento per quelle somme – assicurano dal dipartimento alla formazione della Regione – sono stati emanati il 24 dicembre, entro pochi giorni i beneficiari riceveranno le somme vantate”. A quel punto con i fondi arrivati dalla Regione gli enti dovranno saldare ogni debito: solo le cifre spese entro il 31 dicembre, infatti, potranno essere rendicontate e quindi rimborsate dall’Unione Europea.

Terzo settore a rischio default – È per questo motivo che il mondo del non profit è tutt’altro che tranquillo. “Le nostre preoccupazioni – dicono da Federsolidarietà – permangono perché siamo sul filo del rasoio con i tempi: al 28 dicembre non figuravano ancora accreditati i bonifici e in poche ore gli enti beneficiari dovranno girare all’ente partner le somme impegnate”. Il rischio è che l’Unione Europea non riconosca le ultime spese effettuate bloccando l’erogazione dei fondi. “Temiamo – continuano da Federsolidarietà – che ci sia anche il rischio di dovere restituire le somme già incassate”. Un vero disastro per il terzo settore siciliano, che coinvolge circa 5mila persone, tra impiegati e volontari, e assiste 2.630 disabili mentali, 3.600 minori nativi, 4.300 minori stranieri non accompagnati, 7.500 anziani.

Il pasticcio dei fondi Ue – Meglio non andrebbe ai conti regionali, dove dal nulla si aprirebbe un nuovo buco da almeno 50 milioni di euro e passibile di allargarsi fino a 150. Più o meno la stessa situazione che si sta verificando con i fondi europei per il turismo: 70 milioni di euro che dovevano servire per le manifestazioni di grande richiamo turistico, e che invece la Regione Siciliana ha speso per cofinanziare fiere, sagre, e piccoli eventi locali. Con il risultato che, anche in quel caso, Bruxelles è pronta a bloccare i rimborsi, aprendo l’ennesima voragine negli storicamente deboli conti isolani. Una fattispecie, quella dei fondi già spesi e poi bloccati dall’Ue, che potrebbe coinvolgere anche i 363 finanziamenti da 114mila euro l’uno concessi a diversi comuni siciliani con l’obiettivo di “promuovere partenariati e patti formativi locali per la formazione e qualificazione del capitale umano”. In realtà, però, come testimonia il portale opencoesione.gov.it (il sito che monitora i progetti finanziati dall’Ue) quei soldi sono stati utilizzati dalle città siciliane per lavori di manutenzione e costruzione di marciapiedi. Elargiti con l’obiettivo di formare il capitale umano, sono finiti nei mattoni utili a costruire banchine ai lati delle strade: una forma quasi inedita di formazione professionale che adesso dovrà passare al vaglio di Bruxelles. All’orizzonte potrebbe comparire l’ennesima crepa in un bilancio che ogni anno ha bisogno sempre di nuove toppe.

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