Juventus e Roma non hanno sicuramente esultato per il sorteggio infausto di Nyon in vista della Champions League: l’ingrato compito di estrarre le squadre avversarie è toccato a Javier Zanetti, in qualità di testimonial di Milano, che ospiterà la finale del torneo calcistico. Negli ottavi di finale, quindi, la Roma dovrà sfidare il Real Madrid di Rafa Benitez, alla Juventus toccherà il Bayern Monaco di Guardiola. A seguire la temuta estrazione in diretta è stata la nota trasmissione sportiva “Qui studio a voi stadio”, su Telelombardia, in cui i due supertifosi bianconeri, Cesare Pompilio e Marcello Chirico, hanno tribolato con pathos grottesco dinanzi a Zanetti e all’urna “avvelenata”. Prima del drammatico responso, i due supporter juventini hanno invocato a più riprese la loro squadra. Chirico, avvolto da un momento di estasi mistica con le mani giunte, si è appellato al tocco taumaturgico dell’ex bomber dell’Inter, gridando: “Zanetti, ti prego! Zanetti! Zanetti!”. Gli ha fatto eco Pompilio che, con toni ancora più roboanti, ha implorato l’ex calciatore nerazzurro. Poi la sentenza shock: la Juve dovrà affrontare il Bayern Monaco. Sconforto straziante e insopprimibile per i due tifosi: Pompilio è rimasto ibernato con lo sguardo basso, Chirico, con una rabbia che stillava da ogni suo gesto, si è tolto nervosamente gli occhiali, li ha scaraventati sul tavolo e se l’è presa con l’amico bianconero, che aveva prima emesso un roseo vaticinio escludendo lo spauracchio tedesco come avversario. “Ma chi te le dice ‘ste cose? ‘Sta teoria del cavolo!”, ha sbottato Chirico. I due poi, per fortuna, sono riusciti a trovare l’antica solidarietà nel finale, quando all’unisono hanno ripetuto a mo’ di mantra: “Grazie Zanetti, grazie!”
Sport - 16 Dicembre 2015
Champions League, la disperazione dei tifosi juventini Chirico e Pompilio per Juve-Bayern: “Grazie Zanetti”
La Playlist Sport
- 17:20 - Milano: pm, 'approfondimenti su referti Beccaria, medici saranno sentiti'
Milano, 24 apr. (Adnkronos) - L'inchiesta della procura di Milano sulle presunte torture nel carcere Beccaria di Milano passa anche da "ulteriori approfondimenti" su "referti medici e relazioni cliniche" acquisite sulle aggressioni denunciate da alcuni minorenni. "Pestaggi di gruppo - scrivono le pm titolari dell'inchiesta -, organizzati in luoghi isolati e privi di telecamere, senza alcun immediato e attuale atto di resistenza da contenere".
Per la procura "è necessario eseguire una serie di audizioni di appartenenti al personale medico-sanitario, di educatori e di altre persone informate sui fatti citate dalle persone offese" per spazzare via l'ipotesi di un muro di omertà. In più intercettazioni telefoniche tra due agenti in cui si parla di un pestaggio - in due "colpiscono reiteratamente il ragazzo e lo lanciano contro il muro, continuano a colpirlo anche quando lo stesso è evidentemente inerme e semi incosciente" - emerge "chiaramente la loro intenzione di insabbiare le condotte violente mediante la redazione di relazioni di servizio in cui descrivere una situazione completamente diversa rispetto a quanto ripreso dalle telecamere".
Nel dialogo, si legge in un'integrazione alla richiesta di misura cautelare, "vi sono numerosi commenti sull'inopportunità di recarsi in pronto soccorso per non peggiorare la loro situazione, anche perché il detenuto, visitato dai medici dell’Ipm, aveva riportato zero giorni di prognosi e sulla necessità che anche il collega scrivesse una relazione in cui affermare che il detenuto non era stato affatto picchiato, così da rafforzare la loro posizione". Di fronte alla possibilità da parte di uno degli agenti (arrestato) di produrre un referto medico 'pilotato', il collega (sospeso) lo dissuade "dichiarando che sarebbe stato evidentemente poco credibile, anche 'per un giudice', una certificazione con lesioni per agli agenti e una prognosi di zero giorni per il detenuto descritto con un fisico gracile".
- 16:35 - Europee: in 200 lasciano Azione e aderiscono a lista Stati Uniti d'Europa
Roma, 24 apr (Adnkronos) - "Rinascimento azionista, associazione di militanti di Azione, ha aderito alla lista 'Stati uniti d'Europa'". Lo ha annunciato il presidente Gianluca Navarrini in una conferenza stampa in Senato con Raffaella Paita, Riccardo Magi, Andrea Marcucci.
"Abbiamo molte iscrizioni su tutto il territorio nazionale, siamo un gruppo di circa 200 persone più altre con cui teniamo contatti -ha spiegato Navarrini-. Poche ore fa, con Guido Gentile e Francesco Capone, componenti della Assemblea nazionale di Azione, dopo 5 anni di militanza abbiamo mandato la lettera di dimissioni. E' stato impossibile far valere le nostre ragioni, in profondo dissenso e disagio con la direzione assunta da Azione, miope, sbagliata e dannosa per tutti. Azione è una appendice della personalità del suo segretario, come dimostra il nome Calenda nel simbolo, una decisione che lascia sgomenti".
"Non siamo qui per criticare scelte e valutazioni degli altri ma riteniamo che Calenda abbia sbagliato. Il momento è grave, un segno di unità del fronte liberal democratico sarebbe stato essenziale. Pensare di perdere anche un solo voto e un solo seggio è una decisione scellerata", ha detto il presidente dei LibDem europei Andrea Marcucci.
(Adnkronos) - "Ho la sensazione che questo sia solo l'inizio e che per Azione sia una slavina. Oggi Dario Nanni, consigliere comunale a Roma, fuoriesce da Azione e va al Misto. Da poco Guido Spaziani, consigliere comunale a San Giorgio a Cremano, è uscito da Azione per aderire al nostro progetto. Sul territorio, il non aver contribuito a un disegno collettivo per una proposta dei riformisti per la vita dell'Europa è vissuta come una scelta incomprensibile", ha detto Raffaella Paita.
"Noi tutti abbiamo fatto un passo indietro, messo da parte le identità dei partiti, le legittime aspirazioni personali e dei leader perchè siamo partiti da una analisi del contesto politico che è preoccupante e spaventa", ha spiegato tra l'altro Riccardo Magi.
- 16:21 - 25 aprile blindato a Roma, oltre 600 operatori forze ordine in piazza
Roma, 24 apr. (Adnkronos) - Saranno oltre 600 gli operatori delle forze dell'ordine, tra polizia, carabinieri e guardia di finanza in campo domani a Roma per la gestione dell'ordine pubblico in occasione della giornata del 25 aprile, festa della Liberazione dal nazifascismo.
In vista delle numerose manifestazioni previste, la Capitale si blinda e già da stasera scatteranno i controlli e le bonifiche nella zona di Porta San Paolo. In particolare alle 8.30 proprio a Porta San Paolo la comunità ebraica deporrà, circa 200 le persone previste, una corona d'alloro. Circa mezz'ora prima si sono dati appuntamento nello stesso posto alcuni movimenti di sinistra, tra cui gli antagonisti, il movimento studenti palestinesi e i collettivi universitari, per una manifestazione dal titolo 'Antifascismo e antisionismo'. E su questa concomitanza sarà massima l'attenzione delle forze dell'ordine.
Come ogni anno è inoltre previsto il corteo dell'Anpi provinciale di Roma, che partirà alle 9 da Largo Benedetto Bompiani e arriverà in piazzale Ostiense a cui dovrebbero partecipare circa 2mila persone. Prenderanno la parola, dal palco di Porta San Paolo, un rappresentante del Comune, Roberto Salis e la presidente dell'Anpi provinciale Marina Pierlorenzi.
Sono centinaia e continuano a crescere le manifestazioni in tutta Italia per il 25 aprile. A Milano interverranno, tra gli altri, coordinati dal presidente dell'Anpi provinciale Primo Minelli, il presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo, Pif, il sindaco Giuseppe Sala. Parteciperà lo scrittore Antonio Scurati.
- 16:18 - Tumori, esperti: "Contro mielofibrosi studi per personalizzare cure"
Verona, 24 apr. (Adnkronos Salute) - "Nei prossimi anni probabilmente avremo la personalizzazione, almeno in larga parte, della gestione del paziente. Stiamo facendo degli studi che vanno verso una combinazione di target differenti per colpire la mielofibrosi". Così Francesco Passamonti, professore ordinario di Ematologia, Università degli Studi di Milano e direttore di Struttura complessa, dipartimento di Oncologia e Onco-Ematologia del Policlinico di Milano, insieme ad Alessandro Maria Vannucchi, professore ordinario di Ematologia, Università di Firenze e direttore della Struttura complessa di Ematologia, Azienda ospedaliera universitaria Careggi, intervenendo oggi a Verona a un incontro con la stampa organizzato da Gsk, in cui sono state presentate le ultime novità terapeutiche per la cura di questa neoplasia del midollo osseo caratterizzato dalla proliferazione di globuli rossi anomali e dall'accumulo di tessuto fibroso.
La mielofibrosi - hanno spiegato gli esperti - colpisce circa 20mila pazienti negli Stati Uniti e, a livello globale, circa 1 paziente su 500mila. Sebbene la causa non sia del tutto nota, diversi fattori influenzano l'incidenza della malattia che può insorgere a causa della disregolazione della via Jak-Stat causata da mutazioni driver di 3 geni: Jak2, Calr e Mpl. La malattia si caratterizza per sintomi invalidanti come stanchezza, splenomegalia (ingrossamento della milza), sintomi sistemici e anemia. Quest'ultima, molto impattante nella qualità della vita, può peggiorare anche a causa di alcuni farmaci Jak inibitori impiegati. Recentemente in Europa è stato approvato un nuovo Jak inibitore, momelotinib, che migliora anche il sintomo dell'anemia, rendendo il paziente quindi meno soggetto alle trasfusioni, che possono arrivare anche a 2 a settimana.
"Stiamo disegnando studi clinici contro target sempre più specifici per personalizzare sempre di più la cura - sottolinea Passamonti - quindi per pensare a una terapia di combinazione o di soli Jak inibitori in base alle caratteristiche del singolo paziente", come ad esempio la presenza o meno "della forma anemica".
Attualmente "non abbiamo alcuna evidenza che una terapia farmacologica di oggi o di qui a 3 anni possa avere la capacità di modificare quella che è la naturale evoluzione della mielofibrosi - precisa Vannucchi - ma questi approcci, ancora meglio se personalizzati, sicuramente hanno migliorato la qualità della vita dei pazienti e la loro sopravvivenza. Ma la malattia resta lì e soprattutto resta il rischio di progressione e il rischio di evoluzione in leucemia acuta, che è quello che rappresenta veramente il prossimo impegno per il futuro. Questo, allo stato attuale, è difficile da intravedere perché, nonostante tutte le nostre conoscenze sui meccanismi molecolari della malattia, ancora qualcosa ci manca. Ma soprattutto, vista la complessità genetica di queste malattie, è difficile immaginare che un singolo agente possa modificarne la storia naturale. Quindi - conclude l'oncoematologo - è un lavoro importante e molto impegnativo quello che ci aspetta".
- 16:15 - Mielofibrosi, Vannucchi (UniFi): "Nuovo Jak inibitore migliora anche anemia"
Verona, 24 apr. (Adnkronos Salute) - "L'anemia è uno dei problemi più importanti nel paziente con mielofibrosi", un tumore del midollo osseo caratterizzato dal progressivo accumulo di tessuto fibroso che impatta sulla produzione di globuli rossi, bianchi e piastrine. "Il 40% dei pazienti ha un'anemia al momento della diagnosi", pazienti "che anche come conseguenza dei trattamenti attuali della mielofibrosi diventano il 60-70%, con una quota rilevante di trasfusione-dipendenti. I farmaci per controllare questa condizione sono efficaci nel 20% dei pazienti, ma tale effetto si perde entro l'anno e le trasfusioni ripetute possono causare accumulo di ferro negli organi con sviluppo di conseguente tossicità. Questa condizione si associa a un'astenia che ha un altissimo impatto sulla qualità della vita. Si stanno sviluppando ora farmaci" come momelotinib, "che pur appartenendo alla famiglia dei Jak inibitori riescono a migliorare l'anemia anche in una fetta di pazienti anemici e trasfusione-dipendenti". Così Alessandro Maria Vannucchi, professore ordinario di Ematologia, Università di Firenze e direttore della Struttura complessa di Ematologia, Azienda ospedaliera universitaria Careggi, intervenendo oggi a Verona a un incontro con la stampa organizzato da Gsk.
"La mielofibrosi, una neoplasia mieloproliferativa cronica - spiega Vannucchi - viene alle volte diagnosticata in modo del tutto casuale per il riscontro di alterati valori all'esame del sangue o per i sintomi che il paziente riferisce". La mielofibrosi "si differenzia dalla policitemia vera e della trombocitemia essenziale, che sono le altre neoplasie mieloproliferative croniche. Il paziente con mielofibrosi generalmente si presenta con una serie di sintomi che sono legati soprattutto all'aumento di volume della milza che, quindi, a sua volta può causare dei disturbi dal punto di vista digestivo, come una sensazione di pienezza. Ci sono anche manifestazioni sistemiche, nelle forme più avanzate, come la perdita di peso, sudorazioni notturne importanti e, a volte, anche una febbricola che non ha altre motivazioni. La riduzione del numero di globuli rossi, quindi l'anemia, comporta tutti i sintomi della facile stancabilità, ma anche difficoltà a concentrarsi".
La terapia della mielofibrosi "è stata largamente palliativa fino all'introduzione dei Jak inibitori", introdotti a partire dalla comprensione che la maggior parte dei sintomi e delle manifestazioni cliniche della mielofibrosi sono dovuti all'infiammazione e al sovraccarico di citochine, causati da un "problema nella Jak-Stat - illustra il professore - che è una via intracellulare importante per la regolazione dell'attività delle cellule del midollo, ma anche, e soprattutto, per l'ambiente infiammatorio. Questi farmaci, che vanno a inibire questa via di segnalazione Jak-Stat attivata, sono risultati efficaci soprattutto su alcuni bisogni clinici importanti del paziente quali l'aumento di volume della milza e sulla sintomatologia sistemica".
"L'anemia, che impatta molto sulla qualità della vita - rimarca Vannucchi - è difficile da trattare. Ci sono stati tutta una serie di tentativi nel corso degli anni con farmaci che peraltro, in parte, si continuano a utilizzare - eritropoietina, ormoni di tipo androgenico - per stimolare il midollo. Sono però terapie che hanno efficacia in una piccola percentuale dei pazienti e per un tempo generalmente molto breve. Il problema è stato complicato dal fatto che la maggior parte dei Jak inibitori hanno, come effetto collaterale, molto spesso, anche se non necessariamente, un peggioramento dell'anemia". Per "alcuni pazienti che già partivano anemici", si assiste a "un peggioramento. Altri che partivano con un problema di emoglobina quasi al limite della normalità sono diventati anemici e, in alcuni casi, anche trasfusione-dipendenti. Questa non è una regola: molti pazienti tollerano i Jak2 inibitori più vecchi nel loro uso clinico senza sviluppare un'anemia trasfusione dipendente".
Più recentemente "si è osservato però che ci sono delle molecole" come momelotinib, approvato in Europa e negli Stati Uniti, "che appartengono alla famiglia dei Jak inibitori - precisa l'ematologo - però hanno anche dei bersagli molecolari aggiuntivi, rispetto alla sola Jak2, e che, pur mantenendo un'efficacia sulla splenomegalia e sui sintomi, hanno anche spesso una importante efficacia sull'anemia, correggendola. In questi pazienti, che partono anemici o che sviluppano anemia sotto trattamento di un Jak inibitore, rappresentano una valida alternativa”.
In questo momento "c'è un panorama estremamente variegato di molecole che vengono indagate negli studi clinici come molecola singola oppure in aggiunta a un Jak inibitore - conclude Vannucchi - in modo quindi da sfruttare l'effetto, l'efficacia del Jak inibitori, magari potenziandola, oppure cercando di prevenire o di ridurre gli effetti collaterali tipo quello della citopenia indotta dal Jak inibitori".
- 16:10 - **Calcio: Lotito, 'da Gravina pura ostilità, Figc non è suo granducato personale'**
Roma, 24 apr. (Adnkronos) - "Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole: chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole". Questa la dura replica in una nota del presidente della Lazio e senatore di Forza Italia, Claudio Lotito, alle parole del presidente della Figc, Gabriele Gravina.
"La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti, alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come 'granducato personale'”, conclude Lotito.
- 16:05 - Mielofibrosi, Passamonti (UniMi): "Con meno trasfusioni si vive di più e meglio"
Verona, 24 apr. (Adnkronos Salute) - "Risolvere il problema dell'anemia e avere un minor numero di pazienti con mielofibrosi che sono trasfusioni-dipendenti potrebbe sicuramente impattare molto sulla loro qualità e quantità di vita, perché il paziente trasfusione-indipendente vive di più e meglio" e questo "è un dato estremamente importante". Lo ha detto Francesco Passamonti, professore ordinario di Ematologia, Università degli Studi di Milano e direttore di Struttura complessa, dipartimento di Oncologia e Onco-Ematologia del Policlinico di Milano, intervenendo questa mattina a Verona in un incontro con i giornalisti organizzato da Gsk, in cui sono state presentate le ultime novità terapeutiche per la cura di questa neoplasia del midollo osseo caratterizzata dalla proliferazione di globuli rossi anomali e dall'accumulo di tessuto fibroso.
"I problemi principali del paziente con mielofibrosi sono la splenomegalia", ingrossamento della milza, "la presenza di sintomatologia sistemica e l'anemia o la piastinopenia - spiega Passamonti - I farmaci attualmente impiegati per la cura della mielofibrosi, i Jak inibitori ruxolitinib e fedratinib, approvati in Italia e rimborsati per la prima linea ruxolitinib e per la prima e seconda linea fedratinib, riducono la splenomegalia e migliorano i sintomi sistemici, ma possono anche peggiorare l'anemia. Recentemente, ha ricevuto approvazione", anche in Europa, un nuovo Jak inibitore, "momelotinib, per il paziente con mielofibrosi anemico perché questa molecola ha dimostrato di migliorare non solo la splenomegalia, ma anche l'anemia".
"Alle nuove molecole per la cura della mielofibrosi, infatti - illustra il professore - chiediamo di affrontare anche il problema dell'anemia, perché il 20% di questi pazienti richiede trasfusioni e si devono recare all'ospedale inizialmente una volta al mese, poi ogni 3 settimane, poi ogni 2, ogni una e anche 2 volte a settimana, perché ovviamente nel tempo c'è un minimo di refrattarietà alle trasfusioni e, soprattutto, la malattia progredisce". Negli accessi all'ospedale, spesso il paziente deve "essere accompagnato da un caregiver", cosa che comporta una "perdita di giorni di lavoro per entrambi e un impatto sociale estremamente importante". A livello clinico, inoltre, "c'è soprattutto un accumulo di ferro nel cuore, nei reni, nel fegato. La cosa non dà problemi in 6 mesi, ma in anni. Quindi un'anemia cronica trasfusione-dipendente può avere una serie di problemi".
"La mielofibrosi, definibile rara data l'incidenza di 1,2-1,4 nuovi casi nei 100mila abitanti/anno - prosegue Passamonti - ha degli aspetti che noi chiamiamo mielopoliferativi come la leucocitosi, la splenomegalia, la presenza di una sintomatologia sistemica come febbre, sudorazione e calo di peso e, in molti pazienti, si accompagna anche a effetti di citopenia, cioè anemia e piastinopenia, che rappresentano degli 'unmet medical needs', cioè delle aree in cui oggi non abbiamo terapie". Certo "la fisiopatologia della mielofibrosi non è del tutto definita - aggiunge lo specialista - ma interessa l'attivazione di una via cellulare, la via Jak-Stat, che svolge un ruolo essenziale perché coinvolta nelle funzioni metaboliche e immunitarie e nell'emopoiesi. Dal 2005 in poi abbiamo capito anche la patogenesi di questa malattia", che nell'85% dei casi presenta mutazioni in almeno uno di 3 geni: Jak2 (prevalenza 50-60%); Mpl (prevalenza 5-9%); Calr (prevalenza 20-35%). "Quando il gene Jak2 è iperattivo, si attiva la produzione di globuli bianchi emoglobina e piastrine".
I farmaci Jak inibitori "sono in grado di rallentare la pathway, la via cellulare Jak-Stat, iperattivata dai geni Jak2, Mpl e Carl. Ovviamente, tutte queste molecole Jak inibitori, agendo sulla Jak-Stat, possono migliorare la splenomegalia e la sintomatologia sistemica, ma determinare anche anemia e piastinopenia". Momelotinib ha dimostrato invece di migliorare anche l'anemia. Il farmaco, infatti - è stato ricordato nel corso dell'evento - oltre a inibire Jak1 e Jak2 inibisce anche un altro target (Acvr1), riducendo efficacemente la produzione di epcidina, ripristinando l'omeostasi del ferro e aumentando i livelli di emoglobina, migliorando sintomi costituzionali, splenomegalia e citopenie".
I Jak inibitori "non rappresentano l'unica opzione terapeutica che abbiamo nella mielofibrosi - conclude l'ematologo - Il trapianto di midollo osseo allogenico è l'unica procedura che oggi noi abbiamo per guarire, ma può essere indicata nel 10-15% dei pazienti ed è una procedura ad alto rischio vita".