Giubileo Papa Francesco 990
Dopo le immagini di Bangui mi sarei aspettato un prete aprire quella porta della Basilica di San Pietro a Roma indossando un umile saio. Ingenuo.
Il Papa ha indossato le vesti di un potere temporale sfoggiandole ai sottomessi governanti dello Stato italiano, escluso il sindaco democraticamente eletto della città, prontamente sostituito con un prefetto-podestà su desiderio e volontà di Palazzo Chigi dopo la scomunica di Filadelfia dello stesso pontefice.
E parte il bombardamento mediatico del “ci sono anche io nonostante la paura”. C’è qualcosa che non torna, una musica in sottofondo che stona, forse le immagini di chi non ha la paura di attraversare il mare e muore sulle coste turche, di chi non ha paura di farlo pur partendo dalla Siria e avendo soltanto cinque anni.
Ognuno deve essere libero di professare il culto che crede, ma oggi a Roma chi non fa parte del club si sente sopraffatto da un grande evento che mobilita istituzioni repubblicane laiche e dispositivi di sicurezza poderosi, senza che questo evento sia stato chiesto, deciso e organizzato da nessuna autorità democraticamente eletta, perché non lo è né il monarca di uno Stato estero, né il presidente del Consiglio in carica e tanto meno, appunto, il sindaco della povera Roma, città di Pasquino e di Giordano Bruno oggi più che mai.
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