C’è chi come il quotidiano La Nazione lancia l’iniziativa Presepiamoci” in difesa dei nostri valori (dicono loro) e chi come, Ilaria Giorgetti, la presidente del quartiere “Santo Stefano” a Bologna chiede dopo i fatti di Parigi di esporre un crocifisso in ogni aula. E poi c’è chi nelle scuole di Travagliato (Brescia) invita i bambini a non portare doni in classe per Santa Lucia “per non turbare chi ha culture o religioni diverse” e ancora chi a Casazza (Bergamo) si preoccupa di far ascoltare “Adeste Fideles” ai suoi ragazzi scatenando i parlamentari leghisti pronti a fare interrogazioni su questa vicenda degna (a detta loro) di interessare un ministro della Repubblica italiana.

Siamo di fronte, in questi giorni di terrore, ad una vera e propria schizofrenia ideologica. Improvvisamente dobbiamo tutti riscoprire la nostra identità, prendere in mano il crocifisso e sbandierarlo ai quattro venti quasi fosse la nostra “arma” oppure al contrario spogliarci, forse per paura, forse per essere più a sinistra della Sinistra (che non c’è più) di ogni tradizione, di qualsiasi occasione in cui c’è di mezzo la parola “santità” per rispetto, per non urtare, per essere più corretti nei confronti di chi non la pensa come noi.

L’iniziativa del Quotidiano La Nazione è l’esempio più significativo di questa improvvisa voglia di valori: “Riscoprire e valorizzare le nostre origini. In un delicato momento – spiega QN – in cui l’Occidente tutto cerca in ogni modo di riappropiarsi della propria identità messa a repentaglio dalle ideologie estreme, La Nazione ha pensato di lanciare un messaggio forte, in particolare alle nuove generazioni”.

Ma a che serve un presepe una volta l’anno? Ma perché rispolverare il crocifisso proprio ora come fa la Giorgetti mettendo in scena un teatrino degno della politica italiana con il sindaco Virgilio Merola che risponde: “Identificare un popolo con una religione è una cosa che appartiene al Medioevo”.

Qui qualcuno sta giocando a strumentalizzare i nostri ragazzi senza accorgersi o facendo finta che in realtà della nostra identità, della nostra cultura sappiamo ben poco. Anzi diciamolo: non ci interessa. L’ha spiegato bene Alessandro Sortino di Tv2000 nel programma “Beato chi esce” dove è andato per strada a chiedere alla gente cosa conosceva del Vangelo. Alla domanda “Quando è nato Gesù?” qualcuno ha risposto “Avanti Cristo” o “Sicuramente è nato” o ancora “E’ nato a Natale ma è risuscitato a Pasqua e a Pasquetta è Santo Stefano”. Sortino ha dimostrato quanto sappiamo poco della nostra religione.

Il problema è proprio la nostra ignoranza. Non basta certo un presepe o un crocifisso a colmare il vuoto dei nostri valori. Il vero problema in Italia è il non sapere, la mancata conoscenza che la politica o chi fa politica attraverso altri canali cerca di raggirare con il simbolismo. Non è certo un crocefisso da togliere o da mettere che ci rende cristiani o meno. Nella mia classe preferisco non avere alcun simbolo religioso eppure quest’anno ho appeso un crocifisso: l’ho preso a Lampedusa, è fatto con i resti dei barconi finiti a fondo portando quegli uomini e quelle donne di ogni religione alla ricerca della salvezza. E quel crocifisso unisce chi è islamico, cristiano, buddista o ateo.

Articolo Precedente

Rapporto Ocse: in Italia il più basso tasso di occupazione per i laureati. Più lavoratori tra i diplomati

next
Articolo Successivo

Scuola, Miur: “Cattedre a tempo determinato, infrazione archiviata grazie a Buona scuola”. Ma non è così

next