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“L’erba dei vicini” di Severgnini costruisce il suo pubblico: arrivano i giovani

“L’erba dei vicini” di Severgnini costruisce il suo pubblico: arrivano i giovani
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Su Rai3 Beppe Severgnini non è affondato, e questo è già un risultato. Il 5,7% di share tra le 21,30 e le 23 non è affatto poco, tanto più che non pare derivare dalla semplice spartizione del solito pubblico, più o meno indignato, dei talk politici. Così accade che il contemporaneo Quinta colonna di Del Debbio, non abbia perso assolutamente nulla rispetto al 6,5 che si ritrova regolarmente da quando non c’è più Formigli a contendergli il pubblico. Quindi Severgnini ha costruito un pubblico, per così dire, tutto suo.

Il secondo, forte indizio è che la somma di L’erba dei vicini e Quinta Colonna quasi arriva al 12%, mentre la coppia Del Debbio-Formigli metteva insieme a fatica il 10% come, del resto accade a quella del martedì con Giannini e Floris e all’altra del giovedì con Porro e Formigli.

È dunque evidente che qualcosa nel pubblico si è mosso. Ma in quali ambienti? Abbiamo provato a dedurlo confrontando i dati di Severgnini con quelli di Ballarò (stessa ora, stessa rete, identici obblighi di pubblicità) e la risposta ci è apparsa netta: sono accorsi, o non sono scappati, i giovani, forse quegli stessi che privi del Pechino Express del lunedì hanno sdegnato, come ieri notavamo, il reality montanaro che ne ha preso il posto. Dagli 8 ai 44 anni è tutto un accorrere all’Erba dei vicini con platee che raddoppiano, quando non triplicano (in coerenza, raddoppiano, arrivando al 10%, anche i laureati).

Dov’è la spiegazione? Nella scenografia inusualmente colorata? Nel sondaggio in diretta dei cento individui-campione seduti in studio (citazione letterale dal “Duello” condotto sulla stessa rete, ma nel 1989, da Giorgio Rossi)? Nella verve dello stesso Severgnini? Non sappiamo, ma intanto non possiamo notare che la differenza più evidente riguardava il piano del contenuto, dove c’era la politica, intesa come la società e i suoi problemi e aspettative, ma erano assenti sia i politici che i loro avatar giornalistici. Cioè gli usuali gladiatori del talk “antagonistico”. Se sia stata questa assenza a consentire la permanenza del pubblico giovane non lo sappiamo. Se così fosse avremmo però anche spiegato perché tra il pubblico degli altri talk show i giovani siano così scarsi. Mentre qualcuno starà già lì a chiedersi se in quei prati verdi, che fanno tanto Expo, si debba ormai scorgere l’alba televisiva della politica del fare.

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