Qualcuno dica ai nuovi amministratori di Enit, l’ente di promozione del turismo ormai ridotto ad uno stato vegetativo, che l’Esposizione Mondiale a Milano è terminata esattamente una settimana fa! Perché sul sito internet di Enit, ai cui vertici il premier Matteo Renzi ha piazzato l’amica Evelina Christillin più di un mese fa, paradossalmente campeggia ancora la campagna di promozione di Expo2015.

Enit

Scopri l’Expo2015‘ – questo il titolo della news in bella evidenza nella homepage –  parla addirittura al futuro dell’Esposizione: ‘Un appuntamento unico che torna in Italia dopo quasi cento anni […] l’Expo, situata in un’area a nord-ovest di Milano che include anche la città di Rho, occuperà una superficie di più di un milione e mezzo di metri quadrati’.

E che dire delle altre notizie presenti in primo piano? La più recente risale nientemeno che a 51 giorni fa e riferisce come Enit, in occasione della Mostra internazionale del Cinema, svoltasi quasi due mesi a Venezia, abbia presentato un video-collage – Italian emotions: the directors’ dream  – con immagini originali appositamente girate e scene tratte da 9 film di grande successo internazionale. Per inciso, il video è un buon prodotto, ma è evidente come, dopo la Mostra, sia stato abbandonato a se stesso: prova ne è il fatto che sono appena 27mila le visualizzazioni realizzate.

Commovente è poi la news, di poco meno di 120 giorni fa, dal titolo ‘Big e open data per sviluppare la competitivtà del sistema turistico italiano‘. Viene, in particolare, da chiedersi come un ente nemmeno in grado di aggiornare con sufficiente tempestività il proprio portale, possa anche semplicemente parlare di Big data.

Il tempo per Enit, che opera in un contesto, come il turismo, che viaggia a mille chilometri all’ora, sembra insomma si sia fermato. Una cristallizzazione che poi si riflette anche nella sezione ‘amministrazione trasparente’. Perché, ad esempio, emerge come l’elenco dei lauti compensi ai tanti dirigenti dell’ente non sia aggiornato da due anni. Non sappiamo, insomma se tali Marco Bruschini, Marina Cencioni e Valerio Scoyni, che godevano nel 2013 di un appannaggio rispettivamente pari a 104 e 109mila euro, negli anni successivi abbiano o meno aumentato ulteriormente le rispettive retribuzioni, abbiano o meno raggiunto le proprie performance e quali eventuali premi di risultato abbiano incassato.

Ciò che è certo, invece e come abbiamo scritto in altre occasioni, è che l’ente di promozione del turismo italiano, dopo la fine del commissariamento targato Cristiano Radaelli – l’ingegnere nucleare catapultato dal ministro Dario Franceschini al ruolo di commissario dell’ente – è un oggetto fantasma. E tutto ciò che ruota attorno ad Enit presenta caratteristiche analoghe, con tutto ciò che ne consegue in termini di imbarazzo tra gli addetti ai lavori: l’attività di promozione del brand Italia è in stand by da mesi, il sito Italia.it, costato 20 milioni di euro, va a singhiozzo e di una massiccia campagna di marketing sui mercati internazionali che avrebbe dovuto essere già lanciata da settimane non c’è traccia. Senza considerare che all’estero, da quasi un anno, non è presente alcun rappresentante di Enit o comunque chi, anche dentro ambasciate e consolati, abbia preso sulle proprie spalle l’attività di ‘vendita’ del turismo italiano.

A fronte di un vuoto strategico e gestionale inconcepibile, vi è però da registrare il primo atto compiuto dal nuovo consiglio di amministrazione in salsa renziana: il 26 ottobre è stata infatti bandita una gara. Riguarda ‘l’affidamento del servizio di deposito di mobili, documenti d’archivio e campionario di materiale promozionale, da affidarsi all’Impresa che avrà formulato l’offerta al prezzo più basso’. Se non fossimo in un paese allegro e spensierato, come il nostro, potremmo pensare ad uno scherzo di cattivo gusto. Invece è tutto vero. E’ questo il tragico destino del turismo italiano.

@albcrepaldi

Articolo Precedente

Conti pubblici, il buco delle Regioni è solo un pasticcio contabile?

next
Articolo Successivo

Auto, gli addii di Giugiaro e De Silva: se il car design va smobilitandosi

next