Quattro anni e otto mesi di carcere per l’uomo passato in poche ore da paladino della legalità ad estorsore colto in flagranza di reato. È la pena inflitta dal gup di Palermo Daniela Cardamone a Roberto Helg, ex presidente della Camera di Commercio e vicepresidente della Gesap, la società che gestisce i servizi dell’aeroporto del capoluogo siciliano. Helg era stato arrestato nel marzo scorso, mentre intascava una tangente da centomila euro da Santi Palazzolo, un pasticciere a cui aveva assicurato il rinnovo del contratto d’affitto per il suo locale aperto all’interno dello scalo intitolato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Il pasticciere, però, aveva registrato la conversazione con il suo telefono cellulare e per Helg si erano aperte le porte del carcere. “L’ho fatto per bisogno: mi hanno pignorato la casa”, era stata la giustificazione dell’eterno presidente della camera di Commercio di Palermo, in carica ininterrottamente dal 2006, uno degli uomini forti della riscossa antiracket promossa dai commercianti e dagli imprenditori siciliani. Per Helg, l’accusa – rappresentata in aula dai pm Luca Battinieri e Claudia Ferrari – aveva chiesto una condanna a cinque anni e quattro mesi. “Quello che Helg aveva prospettato a Palazzolo era di essere ingiustamente avvantaggiato” ha detto invece nella sua arringa l’avvocato Giovanni Di Benedetto, legale dell’ex presidente della Confcommercio, chiedendo quindi di cambiare l’accusa contestata: dall’estorsione all’induzione indebita a dare o promettere utilità, ipotesi di reato quale sono previste pene più lievi. Il gup Cardamone, però, ha condannato Helg a quattro anni e otto mesi, scontando comunque la richiesta dell’accusa, dato che l’imputato ha chiesto di essere processato con il rito abbreviato.

A Santi Palazzolo, costituitosi parte civile, è stata riconosciuta, invece, una provvisionale immediatamente esecutiva di trentamila euro. Quindicimila euro spettano invece alle altre parti civili: il comune di Palermo e quello di Cinisi, la Camera di Commercio e la Confcommercio del capoluogo siciliano, Confesercenti, la stessa Gesap e le associazioni Addiopizzo, Sos Usura e Solidaria. “Siamo soddisfatti della piena tenuta dell’ipotesi accusatoria sia sotto il profilo giuridico sia delle prove presentate”, ha commentato a caldo il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi. “Siamo inoltre soddisfatti della rapidità – ha aggiunto il capo degli inquirenti palermitani – con cui si è giunti alla condanna, sia pure in primo grado. Crediamo che questa sia la risposta migliore che si possa dare per contrastare il fenomeno corruttivo”.

Nonostante sia soltanto una sentenza di primo grado, quello di Helg è comunque un processo storico: colpisce infatti uno dei massimi autori della cosiddetta rivoluzione antimafia della classe dirigente locale. Una rivoluzione fatta soprattutto di meeting, dichiarazioni, accordi e convegni. E che – stando alla sentenza di primo grado e alla registrazione di Palazzolo – serviva nei fatti a coprire una realtà opposta: il nemico del racket che si fa a sua volta estorsore di quei commercianti che intende difendere. E se per Helg è già arrivata la condanna di primo grado, rimane ancora sospesa la posizione di Antonello Montante, primattore della rivoluzione antimafia di Confindustria Sicilia, finito indagato dalla procura di Caltanissetta per concorso esterno a Cosa nostra.

Nel frattempo sono finiti coinvolti in inchieste delicatissime anche Salvo Ferlito, ex presidente di Ance Sicilia (l’associazione dei costruttori edili di Confindustria), condannato in primo grado a tre anni per truffa, e Domenico Costanzo, patron della Tecnis, arrestato nei giorni scorsi nell’inchiesta sulle tangenti Anas. Lo stesso Helg, nel dicembre del 2014 era entrato in polemica con Giuseppe Todaro, responsabile legalità di Confindustria Palermo, reo di aver lanciato l’allarme: “Nel centro del capoluogo – aveva detto – ancora nove negozi su dieci pagano il pizzo”. “La mia posizione è vincente – aveva sbottato Helg – mi vedo costretto a chiedere all’amico Giuseppe Todaro di smentire le sue parole: i commercianti ora denunciano”. E in effetti commercianti come Palazzolo dimostrano che Helg aveva ragione: hanno deciso di denunciare i loro aguzzini. Solo che in questo caso si trattava d uno degli interpreti della legalità, accusati degli stessi gravissimi reati che annunciavano da anni di volere combattere.

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