L’inchiesta penale sul crac del Parma Fc di Tommaso di Ghirardi non è ancora stata chiusa, ma intanto per l’ex presidente della società gialloblu finita in default lo scorso marzo arriva un sequestro di beni per 4 milioni e 560mila euro. A disporlo è stato il Tribunale civile di Brescia, che ha adottato la misura in via conservativa su beni e proprietà dell’imprenditore. Secondo quanto riporta la tv locale Teleducato, i giudici hanno accolto il ricorso presentato da T.I. Group, società di servizi energetici che a maggio del 2014 era entrata nel Parma Fc in qualità di socio acquisendo il 10 per cento delle azioni al prezzo di 5 milioni di euro, di cui versati effettivamente 3 milioni e 950mila.

Secondo il Tribunale bresciano però, il gruppo guidato da Roberto Giuli sarebbe entrato in società con Ghirardi sulla base di dati non rispondenti a verità. I magistrati sostengono infatti che l’ex presidente della squadra ducale avrebbe “indotto i manager di Energy Group ad acquisire le azioni del Parma in base ad un bilancio al 30 giugno 2013 non veritiero”. Solo alcuni mesi dopo la Energy T.I. Group si sarebbe trovata ad affrontare un buco milionario lasciato nelle casse del Parma Fc. Per il Tribunale Ghirardi avrebbe avuto responsabilità dirette, in quanto avrebbe presentato ai soci una realtà economico-finanziaria della società molto diversa da quella effettiva. In particolare, i giudici contestano l’operazione con cui il Parma Fc aveva ceduto i propri marchi e il contratto con la concessionaria di pubblicità, iscrivendo un credito di 47 milioni di euro nel bilancio del 30 giugno 2013, e mascherando quindi la vera condizione economica del club. Per questo il Tribunale ha disposto il provvedimento di sequestro preventivo, per fare in modo che, in vista dell’esecuzione forzata, alcuni beni vengano conservati.

Prosegue invece l’indagine giudiziaria per bancarotta fraudolenta che vede nel mirino, oltre Ghirardi, anche il suo ex braccio destro e ad della società Pietro Leonardi e i massimi dirigenti del club. Nelle ultime settimane l’inchiesta ha travolto anche Adriano Galliani, l’amministratore delegato e presidente vicario del Milan, che sarebbe finito nel registro degli indagati per concorso. Gli inquirenti vogliono fare chiarezza sull’operazione che ha portato alla cessione sottocosto del giocatore Gabriel Paletta, acquistato dal Parma Fc a un prezzo considerato sotto costo rispetto ai valori di mercato.

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