Si sta per compiere il primo mese dacché Mediaset ha sottratto la sua tripletta di canali generalisti allo zapping del telecomando Sky. Così i patiti di sport e/o cinema che versano l’obolo a Murdoch, se vogliono ansimare su Il Segreto, costernarsi con Del Debbio o indignarsi con Le Iene debbono commutare il televisore sulla piattaforma dei comuni mortali, il digitale terrestre.

Guardando i dati del settembre attuale rispetto a quello dell’anno passato e soffermandoci sulla fascia oraria più importante (dalle 20 alle 24), l’operazione di sgancio da Sky sembra avere accentuato in casa Mediaset l’arrocco su Canale5, che passa da 3,2 a 3,5 milioni di spettatori. Trecentomila in più che corrispondono, però, a quelli persi da Italia1 con l’aggiunta di qualche briciola lasciata da Rete4. La ragione ci sembra chiara: Canale 5 è il villaggio Hobbit al femminile adagiato sul fianco dei format più collaudati che ci siano (Tu sì que vales, Amici, Uomini e Donne, Grande Fratello). Una roccaforte del generalismo da studio che sa anche meticciarsi con quello serializzato come Beautiful (che, sì, va ancora in onda tant’è che Steffy sta per dire a Liam che lo ama sempre) e il fotoromanzo come Il Segreto. Tutta roba che si basa su un pubblico fidelizzatissimo che ti segue su tutte le piattaforme. Mentre Italia1 è una rete di telefilm e film, esattamente ciò di cui comunque abbondano i detentori del decoder Sky.

Da parte sua Rai continua a soffrire l’erosione del pubblico, proprio di quello più “nazional-popolare” spartito (senza più una ragione cultural-politica che lo giustifichi) fra Rai1 e Rai3 che (divisi si perde!) arretrano di 300.000 spettatori. Mentre tiene e migliora le posizioni Rai2 agganciando (diremmo) una parte del pubblico mollato da Italia1.
Quanto basta per rendere evidente il problema (ma sarebbe meglio dire l’opportunità) per la Rai di ridisporre strategicamente i canale 1 e 3. Tenendo conto che Rai2, zitta zitta, è venuta allestendo una identità che pare in grado di reggersi anche con i soli ricavi della pubblicità (purché non plafonata rispetto ai privati). E hai visto mai che a questo punto non si possano liberare dalla pubblicità sia la nuova Rai1 che la non meno nuova Rai3. Almeno si capirebbe dove va a finire il canone (o chi per lui).

Fra i privati “piccoli”, mentre La7 regge le posizioni con le unghie e coi denti, ce n’è uno in grande spolvero ed è Discovery, col suo fascio di canali compulsivamente segmentati fra manie e maniaci. Per noi una tortura da cui sfuggiamo mentre altri ci si tuffano tant’è che gli spettatori sono cresciuti da 1 a 1,2 milioni (superando nell’insieme La7 e raggiungendo ex grandi reti come Rai3, Italia1 e Rete4). Ed è lì, sul mondo dei “minori” spalleggiati da grandi multinazionali, e dove La7 è l’unico campioncino nazionale, che converrà tenere fissi gli occhi per capire se, quanto e quando verrà seppellito, senza lacrime, ciò che resta del duopolio.

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