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Giovani e lavoro: l’inutile propaganda sui cervelli di ritorno

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Avevo appena finito di prendere un espresso in un bar italiano dove un cameriere italiano mi diceva: “Sono arrivato a Londra da un mese. I miei genitori sono romeni. Si erano trasferiti in Italia quando ero piccolo. Ora sono tornati in Romania perché in Italia non c’è più lavoro. E io sono venuto qui”.

Mi stavo già deprimendo, perché ho visto tanti camerieri italiani in quel bar, ma è il primo romeno-italiano. Scappano anche i romeni, siamo alla frutta. Poi ho preso il tablet e ho visto la prima pagina dell’Unità: “Chi scommette sull’Italia”. Sottotitolo: “Incentivi alle imprese, opportunità, fiducia nella ripresa: cervelli in fuga, ma verso la Penisola”. Volevo quasi avvisare il romeno-italiano che poteva tornare.

Poi ho iniziato a leggere l’editoriale: “Renzi ci ha informato che la previsione di crescita del Pil per quest’anno aumenta dallo 0,7 allo 0,9%, dopo aver incassato un forte aumento dell’occupazione e dell’export”. Ho chiuso l’iPad per rispetto al ragazzo che avevo di fronte e alle altre migliaia che continuano a sbarcare a Londra in cerca di un futuro, oltre che di un lavoro. Balle spaziali. Vestite da notizie. La verità sta nell’ultimo rapporto dell’Istituto Giuseppe Toniolo. Sponsor sono la Fondazione Cariplo, Intesa Sanpaolo e Università Cattolica, non dei rivoluzionari o dei gufi grillini.

La ricerca si riferisce a luglio e dice che il 61,1% dei giovani italiani tra i 18 e i 32 anni stanno valutando concretamente di lasciare l’Italia entro il 2016. Tra i laureati la percentuale sale addirittura all’86%, mentre tra i diplomati sono il 73%. È la prima volta che la maggioranza assoluta dei giovani, e in queste proporzioni, si dice disponibile a espatriare per trovare lavoro. Inoltre il 48,2% del campione dice di avere “poca fiducia” nella capacità di ripresa del paese, mentre il 23,4% ha completa sfiducia. Ma soprattutto il 75,6% pensa che in Italia le opportunità siano molto o abbastanza più basse che nel resto degli altri paesi sviluppati.

Queste percentuali non saranno funzionali alla narrazione renziana. Ma la realtà, talvolta, supera la fantasia.

il Fatto Quotidiano 17 settembre

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