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“Call Of Salveenee”: Matteo Salvini, i marò e le ruspe

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Un vecchio trucco, ma in questo scorcio d’estate sembra essere divenuto particolarmente attrattivo se lo scopo è di ottenere una facile visibilità sui media e, magari, innescare polemiche sul nulla. Si realizza un videogioco su un caso scottante che appassiona e divide l’opinione pubblica, lo si lancia in rete e si aspetta che il popolo virtuale abbocchi e se ne faccia un caso nazionale. Con Marò Slug, di cui abbiamo parlato la scorsa settimana, due sviluppatori, Antonio Del Maestro e Emiliano Negri, hanno scelto di modificare il gameplay di Metal Slug per far evadere Salvatore Girone e Massimiliano Latorre da una prigione indiana e riportarli a casa. Un videogioco che ha sollevato un putiferio, anche perché rilasciato a pochi giorni dalla sentenza del Tribunale del Mare di Amburgo.

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Con Call Of Salveenee. Alla ricerca dei marò, inventato da un giovane laureato pisano in informatica, Marco Guzzo (in arte Alfieri), non siamo nemmeno al videogame: di concreto, fin qui, c’è solo un trailer di un paio di minuti (chi lo condivide riceverà una copia gratuita del gioco quando si renderà disponibile) con protagonista il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, in abito nero, camicia bianca e cravatta verde, impegnato a liberarli lui i due marò (lo scenario ricorda un po’ Halo e un po’ Doom). Per raggiungere il suo obiettivo il numero uno del Carroccio, di livello in livello, deve però accumulare un milione di like sulla “barra della popolarità” collegata a Facebook, e per giunta, a rendere più complicata l’operazione, deve spazzare via tirando ruspe i suoi nemici: Aziz (chissà poi perché non islamico, o islamista), Zingherello e Terrone. L’eroe può ricaricare l’energia perduta, all’interno di un checkpoint, pronunciando a gran voce frasi e a parole registrate fedelmente dai suoi comizi, con tanto di stemma della Lega Nord in fiamme tra le mani davanti a Emily Ratajkowski, modella e attrice amercana.

Il gioco, che di satirico, a dir la verità, ha ben poco, ha avuto il suo trampolino di lancio mediatico nell’europarlamentare leghista Gianluca Buonanno. Il sindaco di Borgosesia, nella web-trasmissione KlausCondicio, condotta da Klaus Davi, ha dichiarato: “È un incitamento all’odio verso il nostro segretario generale e visto che vengo denunciato ogni qualvolta che pronuncio la parola rom, ora denuncio chi trasforma un videogioco in un’arma di odio politico e razziale verso la Lega”. Buonanno, che ha annunciato querela contro Guzzo per la ragguardevole cifra di 500.000 euro, è quello delle ripetute sparate contro i rom e contro i gay; quello che ha dichiarato di voler mettere del “filo spinato elettrificato” tutto intorno alla sua Borgosesia, “come si fa per i cinghiali”, per impedire il passaggio ai clandestini; quello che ha chiesto alla televisione pubblica di sospendere l’annunciatrice indiana di Rai 3, Sarita Agnes Rossi, che è peraltro cittadina italiana, perché il governo indiano “non solo si rifiuta di annullare le ridicole condanne a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ma addirittura si rifiuta di riconsegnarci il Marò Salvatore Girone rimasto in India”.

Inutile entrare nel merito del dibattito. Da un lato i politici che fanno di giochi e videogiochi un capro espiatorio perché inciterebbero alla violenza, ma se fosse così le strade pullulerebbero di serial killer cresciuti a cartoon come Ken il guerriero; dall’altro gli autori che difendono le loro creazioni affermando che si tratta di mera finzione: l’ideatore di Call Of Salveenee, nel corso della puntata del 26 agosto scorso di In Onda, ha osservato che nella realtà è impossibile lanciare ruspe addosso a qualcuno e in ogni caso, nel suo videogame, non si versa una sola goccia di sangue. Guzzo ha intanto annunciato che i protagonisti dei suoi prossimi videogame potrebbero essere Matteo Renzi (lancerebbe 80 euro) e Beppe Grillo (combatterebbe i suoi avversari armato di stampanti 3d).

Non ci resta che attendere. Registriamo intanto, in quella puntata di In Onda, l’elencazione dei tre nemici virtuali del virtuale Salvini in questa forma: “uno zingarello, un negro e un terrone”. Avete letto bene: negro. Guzzo? No, anche perché un nero (leggi: afroamericano) nel suo videogame non c’è. Il triplice elenco è di David Parenzo, uno dei due conduttori della trasmissione targata La7.

di Massimo Arcangeli e Sandro Mariani

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