E’ stato l’evento sinora più importante della campagna di Donald Trump, quello che ha definito una volta per tutte il carattere antipolitico e antisistema della sua candidatura. I sostenitori del magnate newyorkese sono arrivati a Mobile, Alabama, sin dall’alba. Gente di questo Stato del Sud, saldamente repubblicano, ma anche del Mississippi, del Tennessee, del Texas, accorsi ad ascoltare l’uomo che pareva essere un semplice outsider, un incidente di percorso poco serio e molto folcloristico delle primarie repubblicane, e che invece è davanti agli altri sfidanti in tutti i sondaggi. “Incredibile! Incredibile! E’ davvero fantastico!” ha esclamato Trump davanti ai 20mila stipati nello stadio del football di Mobile.

“Vorrei che le elezioni fossero domani. Non voglio aspettare”, ha detto Trump, in uno dei momenti più significativi della sua apparizione, durata circa un’ora. In effetti, nonostante polemiche, attacchi, battute sessiste e apertamente razziste, Trump continua a essere il candidato preferito dei probabili votanti repubblicani. Un recente sondaggio in New Hampshire, il secondo Stato che voterà il prossimo febbraio, mostra Trump al 18% delle preferenze, con Jeb Bush al 13%. Persino in Florida, dove Bush è stato governatore e che elegge al Senato Marco Rubio, altro candidato alle primarie, Trump appare saldamente in vantaggio.

L’evento dell’Alabama è stato importante perché ha precisato alcune cose importanti della strategia di Trump. Anzitutto, la scarsissima considerazione, anzi, l’aperto disprezzo, con cui Trump accoglie le critiche di chi lo considera un candidato impresentabile, un “pagliaccio” televisivo senza possibilità di entrare alla Casa Bianca. A Mobile, Trump ha esaltato proprio l’aspetto più spettacolare della sua sfida. Con il suo Boeing 757, in arrivo da New York, ha sorvolato lo stadio, accolto dall’entusiasmo dei fans. Dopo qualche minuto era sul palco, sull’onda dalle note di “Sweet Home Alabama” dei Lynyrd Skynyrd, mescolando battute – “Sono caldi come pistole”, ha detto a un certo punto, alludendo ai cappellini/gadget della sua campagna, con la scritta “Rifai grande l’America” – alle espressioni di arroganza un po’ smargiassa che gli sono frequenti. “Sono indietro ovunque, non mi sembra un gran risultato”, ha detto a
un certo punto, irridendo gli sfidanti repubblicani.

Il comizio di Mobile – che avrebbe dovuto tenersi al Civic Center della cittadina ma che è stato spostato in uno stadio vista la partecipazione di folla – ha però anche precisato la strategia “sudista” del candidato. Trump è nato e cresciuto a New York. Qui ha costruito la sua fortuna di costruttore e imprenditore, qui è diventato una stella del jet-set e della televisione. La sua fisionomia da miliardario della costa orientale rischia di essere un po’ ostica, estranea alla cultura e ai gusti delle folle religiose e conservatrici del Sud. Proprio su questo aspetto ha del resto insistito l’avversario più temibile di Trump, Jeb Bush, che in coincidenza del comizio di Mobile ha fatto partire migliaia di mail, dirette proprio ai repubblicani del Sud, in cui si dice che “Trump non c’entra nulla con il modo di vita dell’Alabama”.

Il mogul newyorkese è invece convinto di poter fare bene, e molto, nel Sud (la prossima settimana la sua campagna farà tappa a Nashville e Greenville, South Carolina). Il Sud è d’altra parte diventato essenziale, nella battaglia delle primarie, con lo spostamento in avanti del calendario del voto di molti Stati – il 1 marzo, oltre che in Alabama, si voterà in Arkansas, Georgia, Tennessee, Texas e Virginia. Allo zoccolo duro degli Stati “rossi”, Trump offre un messaggio semplice, diretto, fatto di una dura retorica anti-immigrazione e dell’appello alla rinascita di un’America che non c’è più. “Costruiremo un muro con il Messico”, ha urlato di fronte alla folla entusiasta, precisando che le spese del muro “le dovrà sostenere il governo messicano”. “Non ci hanno lasciato più nulla, dobbiamo tornare a costruire un’America grande e prospera”, ha detto in un altro dei passaggi più applauditi del discorso.

In questo, a Mobile, Trump ha davvero reso esplicito il carattere radicalmente anti-sistema del suo messaggio. “Abbiamo dei politici che non sanno cosa fare – ha spiegato -. Sono tutte parole, niente azione. Lo stato in cui hanno ridotto l’America è una cosa da disgraziati”. Il giudizio supera le divisioni di partito, i distinguo tra democratici e repubblicani, le divisioni ideologiche. Tutta la Washington politica, è stato il messaggio di Trump in Alabama, è colpevole per quanto sta avvenendo in America. Oltre le appartenenze di partito, scavalcando i corpi intermedi che lui giudica inetti”, Trump si propone come l’uomo del destino in grado di risollevare le sorti del Paese. Significativo, a questo proposito, il tweet che Trump ha fatto partire da New York, prima di salire sul Boeing che l’avrebbe portato a Mobile. “Sarà una notte pazza, in Alabama. Finalmente, la maggioranza silenziosa è tornata”. “Silent Majority” è proprio il termine con cui, nel 1968, Richard Nixon cercò di conquistare quella fetta di americani delusi dalla politica e disorientati di fronte al cambiamento dei tempi.

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