Undici semplici domande a cui rispondere on line, in modo da permettere alla Toyota di valutare se si è “qualificati” per acquistare una nuova Mirai. Inizia così, con un procedura simile a quella di un concorso, la commercializzazione americana del primo modello a idrogeno di serie (qui le impressioni di guida). La tecnologia fuel cell continua a essere appannaggio di pochi non tanto per una questione di costi – anche se un prezzo di listino di 57.000 dollari tasse escluse non è per tutti – quanto per la limitatezza della rete di distribuzione del gas. Oggi, negli Stati Uniti, si può fare rifornimento di idrogeno praticamente solo in California, e nemmeno dappertutto.

Così la Toyota ha deciso di vendere la sua produzione limitata di Mirai a chi davvero la potrà usare, e a chi dimostra di saperla apprezzare. Abbiamo immaginato di vivere a Palo Alto e di lavorare alla Standford University, e abbiamo risposto al questionario on line (nella fotogallery, gli 11 quesiti). Oltre a porre domande pratiche – dove vivi, dove lavori, quanti chilometri fai ogni anno, ti sembra che il distributore di idrogeno più vicino sia abbastanza vicino? – la Casa giapponese indaga anche sul nostro passato automobilistico – quante Toyota e Lexus hai posseduto, hai mai avuto ibride, elettriche, plug-in, o almeno un’auto a metano? – e sulle motivazioni d’acquisto: ne accetta 5, ognuna di massimo 140 caratteri, come insegna Twitter. Abbiamo risposto che amiamo la tecnologia e che vogliamo guidare l’auto del futuro, nella speranza di fare breccia nel cuore della Toyota.

“In palio” per i più meritevoli, infatti, c’è prima la chiamata di un operatore, che approfondirà ulteriormente la candidatura, e poi, forse, la possibilità di prenotare il modello. Per l’America sono disponibili soltanto 3.000 vetture di qui al 2017, dunque oltre a scremare chi non potrebbe usare la macchina per questioni di distanza geografica, la Toyota si riserva la possibilità di “dare la priorità ai clienti più adatti al veicolo“. Se rientrassimo nella definizione, dovremmo aspettare fino ad aprile 2016, quando dal Giappone arriverebbe la nostra Mirai nuova fiammante.

Grazie al sito per i clienti e all’avvicinarsi della consegna dei primi esemplari, prevista per ottobre 2015, si scoprono finalmente alcuni interessanti soluzioni cui la Toyota ha pensato per permettere agli “early adopters” di usare davvero, ogni giorno, l’auto a fuel cell. Innanzitutto si scopre che per fare il pieno i proprietari della Mirai dovranno rivolgersi esclusivamente ai distributori aderenti al protocollo Sae e che per fare il pieno servono circa 5 minuti. Nei due serbatoi, che hanno una capacità complessiva di 122 litri, il gas viene stipato all’incredibile pressione di 700 bar (il metano si immagazzina a 200 bar): dai nostri calcoli dovrebbero contenere in totale 7 kg di H2 che, e questa volta è un dato ufficiale Epa, garantiscono un’autonomia di 312 miglia, cioè circa 500 km.

L’idrogeno dovrebbe costare fra i 10 e i 15 dollari al kg, dice la Toyota, con la prospettiva di una discesa dei prezzi mano a mano che l’infrastruttura si sviluppa. Quindi per percorrere 500 km con la Mirai si spenderebbero fra i 70 e i 100 dollari. Troppo, rispetto alla benzina, che in America costa meno di un dollaro al litro: proprio per questo la Casa giapponese garantisce a tutti gli acquirenti della Mirai tre anni di rifornimento gratuito, fino a un massimo di 15.000 dollari totali. E se qualcosa va storto? 8 anni o 100.000 miglia (160.000 km) di garanzia sui componenti principali, celle a combustibile comprese. Ora come ora l’acquisto di una Mirai sembra più una scommessa che un affare, ma la Toyota si rivolge a un pubblico molto particolare, quello dei “trailblazer”, gli apripista chi vogliono essere un passo davanti a tutti. Quelli che alla domanda “Sei pronto per il futuro?” che capeggia all’inizio del questionario rispondono senza esitazione “sì”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Tesla Model S, ora con batteria da 90 kWh. E ‘Ludicrous mode’ per scatti assurdi

next
Articolo Successivo

Quando Mercedes e Dacia hanno un cuore solo: le parentele che non ti aspetti

next