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Stragi: la direttiva Renzi sulla declassificazione dei documenti è un flop

L’operazione trasparenza voluta dal premier doveva fare chiarezza sulle pagine più buie della storia repubblicana. Da Ustica a Moro, da Piazza Fontana all'Italicus. Ma a un anno di distanza quelle carte non stanno svelando nulla di nuovo. In compenso hanno paralizzato l’Archivio centrale dello Stato. Bonfietti: "Circolare inattuata, documenti inutili"
Stragi: la direttiva Renzi sulla declassificazione dei documenti è un flop
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Ritagli di giornali, lettere d’accompagnamento, cablogrammi diplomatici e migliaia di pagine con appunti e informazioni di scarso interesse e nella maggior parte dei casi già valutate dalla magistratura e dal Parlamento. La direttiva Renzi sulladeclassificazione dei documenti riguardanti le stragi e gli atti di terrorismo che hanno insanguinato la storia d’Italia dagli anni Sessanta in poi, secondo quanto annunciò Palazzo Chigi, avrebbe dovuto consentire al Paese di fare un passo in avanti, rispetto ai silenzi del passato, ma così non è stato. A un anno di distanza da quel provvedimento, tanto atteso dai familiari delle vittime di quella orribile stagione, il bilancio è deludente e molto discutibile.

OPERAZIONE TRASPARENZA L’ultima a sollevare il caso è stata Daria Bonfietti, la presidente dell’associazione dei familiari delle 81 vittime della strage di Ustica, di cui il 27 giugno ricorreva il trentacinquesimo anniversario, che ha definito l’operazione «molto negativa» giudicando i documenti finora declassificati «inutili e deludenti». Delusi anche coloro che da anni attendevano una svolta sul sequestro Moro, sulla strage di Peteano, su quella del treno Italicus e di Piazza Fontana, su Piazza della Loggia e Gioia Tauro, sulla bomba alla stazione di Bologna e sul rapido 904.

CAOS IN ARCHIVIO Il Governo non ha considerato le difficoltà pratiche che l’operazione trasparenza avrebbe comportato, abbandonando a se stesso l’Archivio centrale dello Stato (Acs). Ogni istituzione pubblica è obbligata a valutare cosa si può declassificare e a conferirla in archivio, dove, però, non ci sono né mezzi né risorse adeguate per consentire a tutti la consultazione dei documenti. «Che da quella circolare sia conseguita una capacità reale di vedere qualcosa d’importante, non è vero – attacca ancora Bonfietti – tutto è complicato e capisco le difficoltà, ma quando si fanno dichiarazioni di questo tipo e si alimentano speranze, ci si deve anche mettere in condizione di attuare il provvedimento. E questo non è stato fatto». Un esempio: il regolamento dell’Acs consente di richiedere in copia 800 documenti l’anno, dunque per consultare l’ultimo fondo conferito dall’Aeronautica militare e riguardante il caso Ustica ne sarebbero necessari circa 13, essendo composto da 11 mila documenti.

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