È un terremoto quello di stamattina per la giunta regionale della Calabria guidata dal governatore Mario Oliverio (nella foto). La Guardia di finanza ha arrestato l’assessore ai Trasporti Antonino De Gaetano del Partito Democratico. Dopo essere finito al centro di un’informativa della Squadra mobile che lo aveva denunciato per voto di scambio con la cosca Tegano, il nome di De Gaetano stamattina compare nell’ordinanza di custodia cautelare dell’inchiesta “Erga Omnes” sui rimborsi percepiti dai consiglieri regionali nella precedente legislatura. L’assessore ha annunciato le dimissioni dall’incarico di giunta e comunicato l’autosospensione dal Partito democratico. Il politico si definisce comunque estraneo ai fatti contestatigli e definisce “un atto politico dovuto” le sue dimissioni, ringraziando il governatore per la fiducia riposta nella sua nomina.

Il gip ha accolto la richiesta del procuratore Federico Cafiero De Raho e del sostituto Matteo Centini e ha disposto nei suoi confronti gli arresti domiciliari così come per l’ex consigliere regionale di Forza Italia Luigi Fedele e per il senatore del Nuovo Centrodestra Giovanni Bilardi (all’epoca eletto nella lista “Scopelliti presidente”). Per quest’ultimo i magistrati dovranno ottenere l’autorizzazione del Parlamento.

È stato disposto anche il divieto di dimora in Calabria per altre cinque persone: Carmelo Trapani (ex autista del senatore Bilardi) e per gli consiglieri regionali Giovanni Nucera (Udc), Pasquale Tripodi (Centro democratico), Alfonso Dattolo (Udc) e Nicola Adamo (Pd).Proprio quest’ultimo, marito della deputata del Partito democratico Enza Bruno Bossio, era tra i nomi più accreditati come candidato a sindaco di Cosenza alle prossime amministrative. 

Per il gip Olga Tarzia è emersa “una gestione gravemente omissiva in punto di controlli successivi sui titoli di spesa, sia nel caso di anticipazione di fondi che di riconoscimento postumo della legittimità della spesa mediante rimborso, deliberatamente funzionale a rendere possibile, perpetuandolo, un sistema di utilizzazione di fondi pubblici a destinazione vincolata, secondo schemi collaudati nel nostro Paese, ispirato a un esercizio tracotante del potere, che tradisce anche sicurezza di impunità”.
L’omesso controllo dei capigruppo “era deliberatamente ispirato – prosegue – a una logica di compiacente e colpevole condivisione di certi metodi di sfruttamento parassitario di cospicue disponibilità finanziarie di natura pubblica che, senza alcun pudore, ma semmai con spregiudicato disprezzo delle regole, sono state utilizzate per finanziare spese personalissime con una scandalosa tracotanza, mentre le funzioni legislative e quindi costituzionali esercitate avrebbero dovuto ricordare agli odierni indagati, in ogni momento, che la vita pubblica esige rigore e correttezza, tanto più che si tratta di soggetti che possono contare su cospicue indennità di funzione che ne assicurano indipendenza e prestigio sociale”.

Trentuno gli indagati e tra questi c’è tutta la giunta Oliverio. Oltre che agli arrestati, le Fiamme Gialle hanno sequestrato i beni al vicegovernatore Enzo Ciconte (Pd) e all’assessore Carlo Guccione (Pd) e al presidente del consiglio regionale Antonio Scalzo (Pd). Complessivamente a tutti gli indagati, accusati di peculato e falso, sono stati sequestrati beni per 2 milioni e mezzo di euro.

Grazie alle intercettazioni telefoniche e agli accertamenti bancari, gli investigatori di Reggio Calabria (guidate dai colonnelli Alessandro Barbera e Mario Intelisano) hanno accertato discrasie tra le movimentazioni ed i saldi in conto corrente dei Gruppi Consiliari Regionali degli anni 2010/2011/2012 e quanto documentato mediante le presentazioni del rendiconto” annuale”, celando il corretto impiego istituzionale per cui i fondi pubblici erano stati destinati. In diverse occasioni, inoltre, è stata riscontrata anche la presentazione di una doppia documentazione di spese al fine di ottenere dalla Regione un doppio rimborso.

Nel fascicolo dell’inchiesta è finita la nota che l’anno scorso la Finanza ha trasmesso alla Corte dei Conti di Catanzaro alla quale sono state segnalate anomalie circa la gestione del denaro pubblico rimborsato ai partiti di Palazzo Campanella. Si tratta di una relazione dettagliata attraverso cui gli investigatori hanno svelato per la prima volta come hanno agito i consiglieri coinvolti nell’inchiesta “Rimborsopoli”.

Dagli atti aquisiti al palazzo della Regione, infatti, è emerso che i politici si sono fatti rimborsare di tutto: dai singoli caffé ai “gratta e vinci”. Ma c’è anche chi ha pagato con i soldi del Consiglio e dei gruppi consiliari le spese di carburante, le consulenze, gli affitti, le collaborazioni, le cene, i gioielli, i fiori, le tasse, i viaggi e i taxi. E ancora: batterie, ventilatore, iPad, telefonini, ricariche cellulari, la spesa per la famiglia, set di valigie e anche un biglietto per uno spettacolo di lap dance. Leggendo quell’informativa inviata alla magistratura contabile, sembrerebbe che al Consiglio regionale abbiano fatto a gara per chi collezionava più scontrini o ricevute da farsi rimborsare.

Ai primi posti c’è sicuramente l’ex capogruppo della lista “Scopelliti Presidente” Giovanni Bilardi al quale stamattina stanno notificando in Senato la misura cautelare e il sequestro di oltre 357 mila euro.

Aggiornato da redazione web alle 13.29

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