Un pacchetto di 16 ore di sciopero contro la decisione del gruppo svedese dei mobili low cost Ikea, che in Italia ha 21 negozi e più di 6mila dipendenti, di disdettare unilateralmente il contratto integrativo. I dipendenti non ci stanno “a farsi sottrarre così, d’un colpo, 25 anni di contrattazione e di conquiste”, ha spiegato in una nota la Filcams-Cgil. Così il sindacato ha proclamato lo stato di agitazione e l’astensione dal lavoro, in date ancora da decidere. L’azienda dal canto suo ha fatto sapere che l’integrativo stipulato quattro anni va rivisto fa perché “il contesto economico degli ultimi anni è radicalmente mutato”.
I sindacati: “Ikea pretende di abbassare stipendi e valore di prestazioni festive”
Secondo Giuliana Mesina della segreteria nazionale Filcams Cgil “Ikea Italia ha deciso di compiere un atto politico grave dando disdetta di tutti gli accordi, nazionali e locali, ha voluto porre un macigno sul tavolo di trattativa, che si era appena avviato, risentendo anche di un allungamento dei tempi imposto dall’azienda, che ha voluto attendere l’insediamento del nuovo amministratore delegato” Belen Frau, nominata a fine febbraio.
Mesina denuncia “la pretesa di Ikea di abbassare i livelli retributivi dei dipendenti, operando su elementi fissi della busta paga e rivedendo al ribasso le maggiorazioni per le prestazioni festive e domenicali“. “Daremo avvio ad una fase di mobilitazione – ha detto – con assemblee, scioperi ed azioni di lotta volte a difendere i diritti dei lavoratori e il valore della partecipazione, che Ikea sbandiera ma non pratica realmente”. Il sindacato comunque resta disponibile “ad avviare un negoziato costruttivo, nel rispetto delle esigenze delle parti, ma una trattativa sana e dignitosa non può essere condizionata un ricatto“.
Ikea: “Reazione dei sindacati sproporzionata e intempestiva”
Il gruppo svedese ha risposto spiegando che “crede che sia importante avere un dibattito costruttivo con i propri collaboratori e con i loro rappresentanti sindacali, al fine di creare buone condizioni lavorative e sociali che a loro volta rendano sostenibili le attività aziendali”. Ma ritiene anche che la reazione dei sindacati sia “sproporzionata e intempestiva dal momento che il contratto integrativo continuerà ad essere applicato vista la prosecuzione delle trattative”.