La 55° edizione del Premio Rai per la miglior regia Tv rischia di passare alla storia anziché per il nome del programma vincitore che, questa sera, Fabrizio Frizzi dovrebbe annunciare in diretta Tv, per essere la prima nella quale, la Rai, potrebbe ritrovarsi costretta ad annullare il premio o, almeno, la speciale “Menzione social” che, quest’anno – per la prima volta – aveva deciso di affiancare al tradizionale premio per la miglior regia.

Il “regolamento” della menzione speciale prevede che il premio vada al programma Tv più votato via Twitter ovvero che otterrà il maggior numero di cinguettii contenenti il relativo hashtag.

Negli ultimi giorni sono tuttavia emersi forti dubbi e perplessità circa il fatto che tale meccanismo di voto abbai formato oggetto – e continui a formare oggetto – di indebite e fraudolente alterazioni che appaiono volte a garantire a qualcuno di aggiudicarsi immeritatamente la menzione speciale o – forse peggio ancora – a far saltare il premio o, almeno, a far squalificare qualcuno dei programmi partecipanti.

Si tratta di dubbi e perplessità che sembrano trasformarsi in insuperabili certezze a leggere i risultati dell’analisi tecnica compiuta da Matteo Flora, uno dei maggiori esperti italiani in materia. Ci sono, infatti, utenti che hanno espresso migliaia di preferenze per lo stesso programma ed altri che, addirittura, appaiono – il che non è naturalmente tecnicamente possibile – averne manifestate centinaia nello spazio di pochi minuti.

E’ difficile, in sostanza, dubitare che, sin qui, i risultati del social-voto non siano stati, in qualche modo e per qualche ragione, truccati ed alterati.

Tale e quale Show e Ballando con le stelle che, al momento, guidano saldamente la classifica hanno, dunque, inequivocabilmente beneficiato di importanti “aiutini” anche se questo, naturalmente, non significa – al momento – che i responsabili dei due programmi siano coinvolti nella vicenda.

Sin qui i fatti che giustificano alcune considerazioni.

Tanto per cominciare è sufficiente accostare il “regolamento” della speciale “menzione social” del Premio Rai a quello del televoto tradizionale per rendersi conto che, in Viale Mazzini, probabilmente, hanno sottovalutato l’esigenza che anche la versione online del premio fosse governata da alcune regole semplici ed elementari.

Sotto il link “Regolamento Menzione social”, infatti, si ritrovano appena una manciata di caratteri di istruzioni che non chiariscono, neppure, quanti voti massimi, ciascun utente, possa attribuire ad un programma attraverso il proprio account Twitter.

Il link “Regolamento Televoto”, al contrario, punta ad un file.pdf, articolato in più pagine e nell’ambito del quale vengono stabiliti ed illustrati i limiti del televoto e si chiarisce, ad esempio, che “Il numero massimo di voti validi effettuabili da ciascuna utenza telefonica, fissa o mobile, è di 5” e che “il regolamento è approvato in ottemperanza alla Delibera Agcom n.38/11/CONS e s.m.i., recante le norme in materia di trasparenza e efficacia del servizio di Televoto”.

Sembra, dunque, che gli organizzatori del Premio abbiano scelto di dotarsi di un regolamento stringente per il televoto perché tanto dispone la disciplina vigente mentre – pur ragionevolmente consapevoli che i rischi di trucchi ed alterazioni fossero i medesimi se non superiori – di non fare altrettanto per la speciale menzione web. Una circostanza curiosa ma, probabilmente, dettata dall’inesperienza o da scarsa attenzione al mondo social.

Eppure non c’è davvero nessuna ragione per ritenere che i rischi che la delibera Agcom mira a scongiurare non possano prodursi anche nel promuovere anziché un “televoto” un “social voto” né, a ben vedere, per escludere che la stessa disciplina debba trovare applicazione anche ad iniziative di social-voto.

Per convincersene basta leggere il primo comma dell’art. 3 del Regolamento varato dall’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni per governare il fenomeno dei televoto: “Il servizio di televoto è improntato a criteri di eguaglianza, trasparenza e imparzialità nel trattamento del voto espresso al fine di garantire ai votanti pari opportunità di incidere sull’esito finale della competizione cui il servizio è abbinato” e, poi, il comma 3 della stessa previsione: “Il televoto è un servizio di natura personale del singolo utente, che ha il solo scopo di rappresentare le sue preferenze rispetto ad una competizione, secondo quanto stabilito dal presente regolamento”.

Perché, dunque, la Rai ha disciplinato rigorosamente il televoto nella sua versione tradizionale e non si è preoccupata di fare altrettanto per la menzione speciale via “social voto”? Tanto più che le regole – per la verità di buon senso e correttezza prima ancora che di diritto – contenute nel provvedimento Agcom, ora, le tornerebbero assai utili per individuare una soluzione al social-pasticcio consumatosi online.

Il comma 2 dell’art. 5 del Regolamento, infatti, si preoccupa anche dell’ipotesi di “televoto online” prevedendo, tra l’altro, che “…per ciascuna modalità di televoto tramite internet, nell’ambito di uno stesso programma possono essere inviati al massimo:
a) 5 voti per ogni singola competizione a cui corrisponda una sessione di televoto che si svolge nell’arco di 24 ore, con un limite complessivo di 50 voti a settimana;
b) 10 voti per ogni singola competizione a cui corrisponda una sessione di televoto superiore a 24 ore, con un limite complessivo di 50 voti a settimana”

Altro che le migliaia di voti espressi da una manciata di utenti via Twitter negli ultimi giorni.

Ma non basta perché la stessa previsione, stabilisce altresì che “i voti espressi oltre il numero massimo sono ritenuti invalidi” e che “è vietato esprimere voti tramite sistemi, automatizzati o meno, fissi o mobili, che permettono l’invio massivo di chiamate o sms e da utenze che forniscono servizi di call center o attestate su centralini/PABX/PBX”.

Certo può discutersi della diretta applicabilità delle regole in questione ad un fenomeno tutto sommato nuovo ma la conoscenza di quelle regole avrebbe dovuto, almeno, suggerire alla Rai maggior accortezza.

Ed ora? Cosa fare? Difficile a dirsi anche se l’unica cosa da non fare sembra quella di far finta di nulla e proclamare il programma vincitore sulla base di una votazione palesemente falsata quali che siano gli autori dell’accaduto ed i loro scopi.

In assenza di un regolamento del premio degno di questo nome, peraltro, non è neppure facile ipotizzare che Rai possa limitarsi ad annullare tutti i voti superiori ai limiti indicati nel provvedimento Agcom, per ciascun utente, raccolti via Twitter. E’, infatti, evidente che i telespettatori che in buona fede, avessero deciso di votare più volte uno stesso programma senza vietare in alcun modo il regolamento della competizione, potrebbero, giustamente, aver qualcosa da recriminare.

In un contesto di questo genere sembra urgente ed importante un intervento dell’Authority delle comunicazioni che dica a Rai cosa fare anche per evitare di avvalorare l’idea – che, inesorabilmente emerge da questa vicenda – che i social-voti, solo perché espressi via Twitter, restino sottratti ad ogni regola e principio di correttezza e buona fede.

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