Dicono di non essere tute nere. Negano di aver partecipato alle violenze del primo maggio che hanno sventrato il centro di Milano. I cinque arrestati venerdì scorso al corteo anti Expo hanno risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari Donatella Banci Buonamici durante l’udienza di convalida nel carcere di San Vittore. E respinto l’accusa contestata dal procuratore aggiunto dell’antiterrorismo Maurizio Romanelli di resistenza a pubblico ufficiale aggravata dall’uso di armi improprie e dal numero dei partecipanti, e altri reati a vario titolo. Il giudice ha convalidato l’arresto ed emesso la custodia cautelare in carcere.

La Procura potrebbe ipotizzare il reato di devastazione: sia nei confronti degli arrestati, sia di altre persone che potrebbero essere identificate grazie ai video girati durante la manifestazione. I magistrati l’hanno definita una “copertura senza equivalenti”: c’erano gli obiettivi delle telecamere di videosorveglianza, ma anche di quelle delle tv e dei giornali online. Ma si lavora anche con le intercettazioni telefoniche. L’obiettivo di fondo è ricostruire la rete di coordinamento su cui ha potuto contare il Blocco nero, analizzando i canali web utilizzati dalle frange più radicali dell’antagonismo, non solo italiano.

La difesa degli arrestati
Ha spiegato di aver solo raccolto un bullone e di averlo gettato subito a terra. Si è coperto il volto con la felpa per ripararsi dal fumo dei lacrimogeni. Non è contrario a Expo ed è venuto a Milano per partecipare alla ‘May day parade’ del primo maggio in quanto lavoratore precario” ha spiegato Daniele Cattaneo, legale di Pasquale Davide, elettricista 32enne di Tortona (Alessandria), accusato anche di lancio di oggetti pericolosi.

Stessa linea difensiva seguita anche da Paolo Antimiani, avvocato di Heidi Panzetta, la donna 41enne, madre di una bimba che lavora come barista, arrestata in zona Pagano, poco prima della fine degli incidenti tra polizia e antagonisti. “La mia assistita ha spiegato di non aver partecipato agli scontri, e di essere andata al corteo con alcuni amici per manifestare pacificamente. È accusata di aver preso dei bastoni in mano ma lei ha negato tutto, spero che i filmati chiariscano la situazione”.

Chiede la scarcerazione per insufficienza di prove Loris Panfili, difensore di Jacopo Piva, 23 anni, di Rozzano, hinterland milanese, commesso in un negozio di calzature con alle spalle una sola denuncia dello scorso per un graffito disegnato su una pensilina. “Non mi interesso di politica, non ho mai frequentato centri sociali o gruppi antagonisti” ha spiegato Piva al gip. Il suo avvocato Loris Panfili ha raccontato che Piva venerdì è venuto a Milano per “partecipare alla manifestazione del primo maggio, contro il precariato contro l’Expo” e di essersi trovato “nel mezzo degli scontri provocati da altre persone”. Ha spiegato inoltre che la mascherina, trovata dalle forze dell’ordine nel suo zaino, “serviva solo per riparare dallo smog circolando in bicicletta”. “La sua identificazione come uno dei partecipanti agli scontri non è certa – ha spiegato il suo difensore – e per questo abbiamo chiesto la scarcerazione”. Sulla convalida dell’arresto il giudice Banci Buonamici si pronuncerà nella giornata di lunedì.

Il “filone” francese
Anche da Genova, i cinque ragazzi francesi arrestati per il danneggiamento di alcune auto nel capoluogo ligure, ma sospettati di aver fatto parte del blocco nero in azione a Milano si dichiarano innocenti. “Non sono mai stato a Milano e tanto meno ho partecipato agli scontri dell’Expo. Sono a Genova da una settimana e sono venuto a trovare il mio amico Pierre Boilleau che studia qui” ha spiegato al suo legale Luc Robert Gauthier, 24 anni, fermato dalla polizia per aver danneggiato alcune auto nel centro storico del capoluogo ligure.

Anche l’amico Boilleau, 24 anni, ha detto al suo legale “di non essere mai stato in Lombardia, di essere a Genova da sei mesi a seguire un corso di studi Erasmus e di non avere mai preso parte a disordini”. La procura genovese per tutti e cinque chiederà la convalida probabilmente già oggi al gip, che si pronuncerà entro mercoledì. Con Gauthier e Boilleau sono stati arrestati Tristan Gweltaz Haye, 26 anni, Chloè Gallais, 25, e Raemy Hicham Errabia, 24. Devono rispondere di danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale, due di essi anche di false generalità. Nell’appartamento in cui sono stati bloccati la Digos ha trovato bulloni e altro materiale che potrebbe essere stato utilizzato nei riot di Milano: cartine e indirizzi di Milano, per esempio.

Il dossier dalla Francia
Ma la loro posizione potrebbe aggravarsi. A spingere i pm di Milano ad indagare anche all’estero è infatti un report arrivato sul tavolo del sostituto procuratore genovese Federico Manotti (e girato ai colleghi milanesi) in cui i 5 vengono descritti come “professionisti dell’antagonismo di piazza”. Il dossier fa riferimento a episodi precedenti che avevano portato quattro dei cinque arrestati a essere segnalati nella banca dati Schengen: uno di loro, Errabia, viene indicato come leader del gruppo che in passato ha partecipato agli scontri nelle banlieue e ha sulle spalle “un’indagine per associazione a delinquere finalizzata alla preparazione di un attentato e la partecipazione ad adunate sediziose”. Era stato fermato prima di una manifestazione in Val di Susa nel 2012 con spranghe, viti, maschere antigas nascoste in un furgone. Intanto sul blog antagonista Dans la Rue arriva la prima rivendicazione dei riot: “La battaglia è appena cominciata”.

Il corteo del centrodestra
Intanto dopo la manifestazione di domenica “Nessuno tocchi Milano” alla quale hanno partecipato 20mila persone, anche l’opposizione è scesa in piazza. La fiaccolata che ha ripercorso le vie teatro degli scontri è stata promossa da Forza Italia ma all’iniziativa parteciperà anche la Lega Nord che ha annunciato l’intenzione di depositare nell’aula del Consiglio comunale una mozione urgente che “impegnerà sindaco e Giunta a sgomberare, entro la fine di Expo, tutti gli edifici occupati abusivamente dai cosiddetti centri sociali”.

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