La Corte Europea dei diritti dell’Uomo, protagonista qualche giorno fa della sentenza sui fatti avvenuti alla scuola Diaz del 2001, ha nuovamente condannato l’Italia per la violazione di uno degli Articoli della Convenzione Europea sui diritti dell’uomo.

Questa volta la Corte ha ritenuto colpevole l’Italia di aver condannato nei diversi gradi di giudizio Bruno Contrada, funzionario del Sisde per concorso esterno in associazione mafiosa, quando in realtà i fatti a lui addebitati si sono svolti prima della definizione certa da parte della Cassazione Italiana dell’esistenza del reato di concorso esterno in Associazione mafiosa.

La vicenda giudiziaria di Contrada l’aveva visto condannare a dieci anni di carcere per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa da una sentenza del Tribunale di Palermo, del 5 aprile 1996 per fatti compiuti tra il 1979 e il 1988. La Corte aveva ritenuto che, nella sua posizione di ufficiale di polizia e come capo di Gabinetto dell’Alto Commissario per la lotta contro la mafia e Vice Direttore dei Servizi segreti civili (Sisde), il richiedente avesse sistematicamente contribuito alle attività dell’associazione di tipo mafioso denominata “Cosa Nostra”.

Contrada ha proposto ricorso, sostenendo in particolare che, al momento dei fatti a lui addebitati, l’esistenza del concorso esterno in organizzazione di tipo mafioso come reato non era prevedibile perché era il risultato di una evoluzione giurisprudenza successiva.

La Corte, aderendo alle richieste di Contrada ha ritenuto che il reato di concorso esterno in organizzazione di stampo mafioso sia stata il risultato un’evoluzione giurisprudenziale iniziata alla fine del 1980 e consolidata nel 1994.

Per questi motivi la Corte ha dichiarato l’Italia responsabile della violazione dell’art 7 della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo che stabilisce l’irretroattività della legge penale.

La Corte ha  dunque  condannato  l’Italia a risarcire  Contrada per  10.000  euro per il danno patrimoniale e il 2500 euro per costi e spese.

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