Dal G8 alla Tav al Mose: il nome di Ercole Incalza, lo storico supermanager dei Lavori pubblici arrestato oggi, ricorre in tutte le grandi opere – e inchieste – degli ultimi 30 anni in Italia. L’ingegnere nato nel brindisino il 15 agosto del ’44, è stato per molti anni dirigente di vertice al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per poi divenirne consulente esterno, nel gennaio di quest’anno: ultimo incarico come capo della struttura tecnica di Missione per l’esame delle questioni giuridiche connesse alla realizzazione delle infrastrutture e degli insediamenti produttivi strategici e di interesse nazionale.

Incalza ha attraversato in posizione di vertice tutti i governi dal 2001 a oggi, con l’eccezione di quello guidato da Romano Prodi nel 1996. Fu il neoministro dei Lavori pubblici Antonio Di Pietro a mandarlo via: “Quando arrivai si occupava della Struttura tecnica di missione per le Grandi opere, che erano state tolte al controllo delle singole direzioni”, racconta Di Pietro a ilfattoquotidiano.it. “Era una sorta di superconsulente esterno, dato che era stato allontanato in seguito al suo coinvolgimento nelle inchieste di Tangentopoli, in particolare per i rapporti con Lorenzo Necci (amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, morto in un incidente stradale nel 2006, ndr) e con il finanziere Francesco Pacini Battaglia. Gli revocai quell’incarico di grande potere, a cui teneva molto, perché aveva dimostrato una scarsa limpidezza di rapporti, al di là dell’esito giudiziario”. Sarà Pietro Lunardi, nel governo Berlusconi insediatosi nel 2001, a riprenderlo al ministero, dove è rimasto ininterrottamente fino al gennaio di quest’anno.

Incalza (nella foto l’ultimo a sinistra in una riunione sul Tav con Gianni Letta e Altero Matteoli) appare nel mondo dei lavori pubblici alla fine degli anni ’70 alla Cassa per il Mezzogiorno, della quale diventa dirigente nel 1978, assumendo nel marzo 1980 la responsabilità del Progetto Speciale dell’Area Metropolitana di Palermo.Giovane socialista, approda al ministero dei Trasporti con Claudio Signorile, anche lui pugliese, all’epoca definito la “sinistra ferroviaria” del Psi di Bettino Craxi. Nel 1983 è consigliere del ministro dei Trasporti, poi nel giugno 1984 assume la responsabilità di Capo della Segreteria Tecnica del Piano Generale dei Trasporti.

Dal gennaio 1985 Dirigente Generale della Direzione Generale della Motorizzazione Civile e dei Trasporti in Concessione, passa alle Ferrovie dello Stato nell’agosto 1991, per diventare amministratore delegato della Treno Alta Velocità Tav spa, dal settembre 1991 al novembre 1996. Nel 1998 finisce ai domiciliari insieme all’ex presidente di Italferr Maraini.

Dopo la bufera della Tangentopoli, Incalza torna alla ribalta al ministero con Lunardi e diventa poi il braccio destro del ministro Altero Matteoli con l’incarico di capo della struttura tecnica di missione. Negli ultimi anni sempre più numerose le inchieste; a febbraio i pm fiorentini Giulio Monferini e Gianni Tei ne avevano chiesto il rinvio a giudizio insieme ad altre 31 persone nell’inchiesta sul sottoattraversamento fiorentino della Tav.

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