La goccia che ha fatto traboccare il vaso del Pd siciliano ha un nome e cognome. Anzi cinque nomi e cinque cognomi: sono i deputati di Articolo 4, il gruppo regionale nato a cavallo tra l’Udc di Totò Cuffaro e il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo, tutti e cinque accolti recentemente nel partito di Matteo Renzi. Ma prima ancora che dal Nazareno arrivassero cinque nuove tessere per gli ex golden boys di Cuffaro e Lombardo, in Sicilia già più di 500 tra iscritti e i militanti hanno deciso di prendere la porta ed uscire dal Pd, non prima di aver autografato una pesantissima lettera di denuncia. Un documento che è passato di mano in mano tra gli iscritti di Catania, di Trapani, di Ragusa, pubblicato da Pippo Civati sul suo blog, che sta gettando le basi per un nuovo polo a sinistra dei democratici. “Il Pd – scrivono i protagonisti della diaspora civatiana – è diventato la casa per tutto e il contrario di tutto, anche per chi era considerato il peggior avversario di centro destra, anche per uomini e donne passate da Cuffaro a Lombardo fino ai lidi democratici”. Primo obbiettivo successivo alla fuga? Creare un ponte di collegamento con i fuoriusciti del Movimento Cinque Stelle. “La Sicilia si candida ad essere laboratorio politico anche in positivo” dice oggi a ilfattoquotidiano.it il deputato di Sel Erasmo Palazzotto.

Non è un mistero infatti che la regia dell’operazione siciliana per porre le fondamenta ad un nuovo “cartello” della sinistra sia stata guidata dagli esponenti del partito di Nichi Vendola. E non è neanche una novità quella che vede alcuni espulsi dal Movimento di Beppe Grillo come prossimi aderenti all’operazione. “Per noi è molto importante che si crei qualcosa a sinistra del Pd, se dovesse nascere qualcosa che prenda dalla base la propria spinta propulsiva, il nostro contributo ci sarà” dice Francesco Campanella, senatore eletto coi Cinque Stelle, creatore (dopo la rottura con il M5S) del movimento Italia Lavori in Corso, che dalle parti di Bagheria continua ad avere il suo seguito. Con lui, sarebbe pronto ad entrare nel nuovo cartello elettorale anche Fabrizio Bocchino, un altro senatore ex M5S.

L’idea, quindi, è quella di creare un unico gruppo a sinistra del Pd, che metta insieme la fronda democratica, Sel e i fuoriusciti del M5s. Un’operazione politica che prova a muoversi in simbiosi a ciò che verrà messo in campo in Liguria, con la candidatura a presidente della Regione di Sergio Cofferati, e in Campania, con la frangia radicale del Pd che storce il naso all’ipotesi di vedere Vincenzo De Luca pretendente alla poltrona di governatore.

Ma la roccaforte del dissenso, per adesso, è nella Regione più a sud d’Italia, l’isola da dove sta partendo la denuncia più diretta contro il partito di Renzi. “Il governo della rivoluzione e del fare, che si è rivelato solo il governo degli annunci e dei rinvii, solo in un campo è stato davvero operoso: nel raccattare esponenti di centrodestra, provenienti da tutte le formazioni siciliane. Personaggi ambigui, spesso con un passato di primo piano in giunte e amministrazioni che hanno contribuito a devastare la nostra terra”, è un altro dei passaggi contenuto nel documento dei transfughi. Che non hanno sottovalutato un dato fondamentale: è in Sicilia che è nata la fortuna elettorale del Movimento Cinque Stelle alle elezioni regionali del 2012.

Ed è sempre sull’Isola che il Movimento di Grillo ha accettato l’appoggio tacito dei partiti di sinistra. Un esempio su tutti è rappresentato da Ragusa, dove alle amministrative del 2013 il sindaco Federico Piccitto ha silenziosamente accettato l’appoggio (e il voto) di Valentina Spata, portavoce dei civatiani di Sicilia, leader e regista della diaspora democratica. “Io credo solo che questo non possa più essere il mio partito – dice Spata – per il resto ho sempre parlato con i Cinque Stelle: alcuni li stimo, e penso che dovrebbero muoversi solo per il bene della nostra terra”. Per il momento i frontman pentastellati non commentano: ma è un fatto che il deputato regionale Giancarlo Cancelleri e l’europarlamentare Ignazio Corrao in passato abbiano interloquito, in un modo o nell’altro, con Rosario Crocetta. Era il cosiddetto Modello Sicilia, eletto a prototipo di governo nazionale persino da Pierluigi Bersani, che però alla fine aveva dovuto suo malgrado rinunciarci. Oggi i giochi sono diversi e alla fine il partito pigliatutto di Renzi rappresenta un nemico comune sia per i pentastellati che per i transfughi del Pd. Come dire che i ponti del dialogo sono tutt’altro che difficili da praticare. E ancora una volta l’anticamera degli esperimenti rimane la Sicilia, eterno laboratorio politico nazionale. Nel bene o nel male.

Twitter: @pipitone87

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