Alla fine la battaglia l’hanno vinta i cattolici: all’istituto comprensivo 20 di Bologna, che comprende le scuole elementari Fortuzzi, le Carducci e le medie Rolandino, ci sarà la benedizione pasquale. Favorevoli anche il presidente del consiglio d’istituto Giovanni Prodi, nipote dell’ex presidente del Consiglio, e la dirigente Daniela Turci, consigliera comunale del Pd. A deciderlo è una delibera del consiglio d’istituto del 9 febbraio scorso, che, con 2 soli voti contrari e 13 favorevoli, ha di fatto acconsentito alla richiesta dei parroci di tre chiese, Santa Maria della Misericordia, San Giuliano e Santissima Trinità, di fare una benedizione all’interno di un locale scolastico, alla presenza di studenti, insegnanti e genitori, e a ridosso delle vacanze pasquali. Non senza polemiche.

A richiesta presentata, infatti, mamme, papà e professori si erano subito divisi. Da una parte la corrente dei “favorevoli”: “Il rito”, ha detto Prodi, “nelle modalità richieste, è legittimo, anche rispetto alla Costituzione, e non è discriminatorio: come potrebbe esserlo un incontro aperto a tutti, e per partecipare al quale nulla è richiesto?”. Dall’altra, i laici, sempre genitori e docenti, appoggiati dal comitato Scuola e Costituzione: “La scuola non è un luogo multireligioso, ma interculturale: si studiano tutte le religioni, ma non si celebrano riti”.

Il dibattito è iniziato a gennaio ed è proseguito per diverse settimane, anche perché una sentenza del Tar dell’Emilia Romagna ha dichiarato illegittimo lo svolgimento delle pratiche religiose nelle scuole, poiché “del tutto estranee alla scuola e alle sue attività istituzionali”. Finché il 9 febbraio scorso il consiglio dell’istituto si è riunito e ha votato il proprio sì alla cerimonia. Purché avvenga alla fine delle lezioni, quindi al di fuori dell’orario scolastico. La precisazione, iscritta nella delibera, però, non basta a placare i dissapori. Tra i contrari, infatti, che c’è chi valuta se sia possibile ricorrere al tribunale amministrativo regionale, e chi parla di “passo indietro sulla laicità nelle scuole”.

“Sono fermamente convinta – scrive su Facebook Monica Fontanelli, maestra all’istituto comprensivo 20 – che  l’adesione a qualsiasi religione sia una scelta intima, personale e che la scuola, soprattutto in questo momento storico, debba essere luogo di incontro, unione, solidarietà ed evitare iniziative che dividono gli studenti, come pure gli insegnanti e tutto il personale, in base a scelte religiose. Così invece la scuola viene utilizzata per propaganda, e la laicità viene calpestata. Che questo accada proprio a Bologna, e che quasi tutti i membri del consiglio d’istituto si siano dichiarati d’accordo, fa davvero male”.

Polemico anche il referente del comitato Scuola e Costituzione Bruno Moretto. “Non appena avremo la possibilità di leggere la delibera del consiglio d’istituto valuteremo la possibilità di ricorrere al Tar perché a quanto pare la storia si ripete”. Il riferimento è al 1992 e a una circolare ministeriale che stabilì che gli atti di culto, come le messe o le benedizioni, all’interno delle scuole erano da considerarsi attività extracurriculari, come fossero una gita scolastica, e in quanto tali potevano essere deliberate dai singoli consigli d’istituto. “Le scuole Carducci”, continua Moretto, “colsero la palla al balzo, e approvarono la celebrazione di una messa durante l’orario scolastico. Noi presentammo ricorso al Tar, che ci diede ragione annullando la delibera delle Carducci, e la questione si chiuse. Oggi, tuttavia, torniamo alla medesima situazione. In questo caso si tratta di una benedizione al di fuori dell’orario didattico, senza l’aggravante delle ore di scuola perse per chi dovesse prendervi parte, ma il problema è il medesimo, e il rischio è che si crei un precedente. Gli atti di culto sono privati, e non possono entrare a scuola. Nessuno vuole impedire a studenti, insegnanti e genitori di partecipare al rito religioso, purché vadano in parrocchia”.

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