Cinquantacinque minuti di sbandierate, robot dancers, musiche tradizionali e realtà virtuale. Prima del diluvio di fuochi d’artificio. Fosse stato per noi, di questi tempi, la cerimonia di apertura dei Mondiali di pallamano si sarebbe tenuta in una palestra di periferia, in differita tv sul satellite. Il Qatar ha un altro approccio agli eventi sportivi e, sorvolando sui non rari passaggi di cattivo gusto, si è regalato un’inaugurazione degna di un’Olimpiade.

Dopo i Mondiali di nuoto in vasca corta di dicembre prosegue il sontuoso antipasto dell’emirato in vista della Coppa del Mondo 2022. Fra quattro anni anche i campionissimi dell’atletica si daranno appuntamento a Doha.

I Mondiali di pallamano sono partiti giovedì 15 gennaio e termineranno il 1 febbraio. Sono giunti giocatori in rappresentanza di 24 paesi, tutti entusiasti di un’accoglienza che mai in vita loro avevano ricevuto. Si gioca su tre campi costruiti per l’occasione. La Lusail Arena, teatro dell’opening night a 15 chilometri della capitale, conta 15.300 posti a sedere, il doppio della Ali Bin Hamad Al-Attiya Arena e tre volte circa la Duhail Handball Arena.

Per tagliare i nastri è servita l’opera di 26 mila operai e 31 milioni di ore di lavoro. “Non c’è stato nessun morto nei cantieri” ha specificato il presidente del comitato organizzatore Thani Al-Kuwari, lieto di evitare le accuse di strage che stanno accompagnando l’avvicinamento al Mondiale Fifa.

Inutile, nel remoto caso fosse un vostro desiderio, rivolgersi al botteghino. Tutte le partite, comunicano da Doha, sono già sold out da un pezzo. Il dubbio che gli spalti siano colorati da figuranti stipendiati è legittimo, visti precedenti e notizie che circolano sul web. E’ successo nelle scorse settimane durante un trofeo di beach volley, succede regolarmente per le sfide della nazionale di calcio. A novembre centinaia di lavoratori sono stati omaggiati di bandieroni e caricati sui pulmini in partenza dai cantieri e dai quartieri dormitorio verso l’Abdullah Bin Khalifa Stadium. Qui hanno assistito alla vittoria per 3 a 1 contro la Nord Corea: la paga è di 8 dollari a partita, qualcosa in più per il capo ultras.

Negli scorsi giorni un tifoso spagnolo, membro del gruppo di supporters Furia Conquense, ha ammesso di essere giunto in Medio Oriente per tifare la nazionale di casa assieme a una sessantina di compatrioti. “Mi pagano volo, albergo e accesso a tutte le partite: è un buon motivo per sostenere il Qatar” ha detto.

I suoi cori stanno trascinando i biancorossi, che nelle prime due partite hanno avuto la meglio di Brasile e Cile. Nel roster i nomi arabi sono merce rara: gli emiri si sono comprati anche la squadra. La panchina è stata affidata a Valero Rivera, vincitore dell’ultimo Mondiale alla guida della Spagna. In porta ci sono i due 37enni Stojanovic e Saric, migliore in campo nella sfida di esordio. E poi il francese Roine, lo spagnolo Vidal Fernandez e i cubani Capote e Pavan Lopez. Molti di loro giocano nei club qatarioti che garantiscono stipendi senza senso per le medie europee e hanno approfittato della norma per cui dopo tre anni di assenza dalla nazionale del proprio paese è possibile cambiare casacca. Figli di uno sport minore, cittadini onorari del deserto con il sogno di alzare al cielo di Doha un trofeo di oro massiccio.

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