Prende corpo l’ipotesi che il Parlamento valuti una proroga di tre-sei mesi rispetto alla data del 27 marzo per la presentazione dei decreti attuativi della delega fiscale da parte del governo. Dopo il polverone sulla norma salva-Berlusconi contenuta nel decreto varato il 24 dicembre, il ministero dell’Economia sta lavorando con il supporto della commissione Gallo per modificare la norma incriminata e concludere la stesura degli altri provvedimenti in tempo per il Consiglio dei ministri del 20 febbraio, data in cui il premier Matteo Renzi ha detto di voler ripresentare ai membri dell’esecutivo il testo del 24 insieme a tutti gli altri provvedimenti attuativi della delega.

“Cambiamo il fisco per gli italiani”, ha garantito il presidente del Consiglio. Peccato che i tempi siano troppo stretti. Così lo slittamento dei termini fino a giugno o a settembre è ormai quasi una certezza. Il lavoro del Tesoro e dei tecnici di Palazzo Chigi per sciogliere il nodo del salva-B. punta, stando a indiscrezioni, a mantenere il tetto di rilevanza penale al 3% del reddito evaso, ma con la differenza che non sarà applicato alle dichiarazioni fraudolente e alle fatturazioni false, che resteranno punibili penalmente.

Per l’attuazione della delega fiscale mancano però anche le nuove regole sul contenzioso e i giochi. Ancora da stabilire se si procederà con uno o più decreti attuativi. Vanno invece verso la cancellazione le nuove regole sull’accertamento: l’Agenzia delle Entrate chiede che sia ulteriormente prorogato il raddoppio dei termini di prescrizione degli accertamenti per le frodi. In caso contrario sarebbero a rischio circa 20mila controlli e un gettito di oltre 16 miliardi tra maggiori imposte accertate, sanzioni e interessi per l’Erario.

 

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