Tra Juventus e Inter esulta la Roma, spettatrice interessata che gode del pareggio di Torino e si riporta a meno uno dalla vetta. Merito dei nerazzurri, double face ma abbastanza efficaci da fermare la capolista e rischiare più volte di ribaltare lo svantaggio firmato da Tevez dopo appena cinque minuti. Però la storia di Icardi, antico killer dei bianconeri, si interrompe quando la discesa di Podolski lo mette solo davanti alla porta. È lì che l’argentino cicca il raddoppio prima di vedere Buffon volare su una sua conclusione e mangiarsi, poco dopo, un clamoroso contropiede. Sarebbe probabilmente stata una punizione troppo severa per la Juventus in virtù della qualità del primo tempo, trasformato da un monologo poi offuscato da una seconda parte di gara giocata con il freno a mano mentale tirato.

Un pizzico di supponenza di troppo sul quale l’Inter ha costruito il pareggio, crescendo grazie anche all’inserimento di Podolski, voglia e tecnica a disposizione di Mancini. Ne ha tanto bisogno, l’allenatore jesino, che al termine del primo tempo dev’essersi interrogato sulla reale consistenza dei suoi. Intrappolata dalle paure e dai complessi d’inferiorità, l’Inter affonda subito. Rischia dopo due minuti sul tiro di Marchisio, maturato grazie a una percussione sulla destra. E cade tre minuti più tardi, quando Lichtsteiner affonda ancora dalla parte di D’Ambrosio, preferito a Dodò, e serve il taglio di Vidal, libero di aggiustarsi la palla con una finezza di tacco prima di mettere Tevez a un metro dalla porta. Buttarla dentro è un gioco da ragazzi per l’argentino. La partita in discesa favorisce la Juve, che ha spazi e testa per giocare sul velluto trasformandosi in una valanga. La squadra di Allegri, ormai totalmente a suo agio nel 4-3-1-2, gioca a memoria spinta dalla classe di Pogba. Il francese accelera e scherza gli avversari: quando si mette in proprio è uno spettacolo. A un quarto d’ora dall’intervallo salta tre nerazzurri e solo il piedone di Handanovic gli nega il raddoppio, che i bianconeri meriterebbero. Perché l’Inter è passiva, statica e senza fantasia nonostante la scelta di Mancini di disporla con “l’albero di Natale”, sacrificando Palacio e inserendo Hernanes accanto a Kovacic per far lievitare la qualità in mezzo al campo.

La scelta non paga, i nerazzurri restano in silenzio davanti alla capolista per sessanta minuti. Poi Icardi alla prima palla buona anticipa Bonucci e sulla corsa, servito dal filtrante di Guarin, brucia Buffon e aggiunge un’altra perla alla lunga storia di gol contro la Vecchia Signora. Neanche il tempo di esultare che l’argentino finisce sul banco degli imputati. La Juventus è sorpresa, si slega, perde il controllo della gara e regala occasioni in serie. Che l’Inter puntualmente spreca. In meno di duecento secondi Icardi, lanciato da Podolski, sbaglia la spaccata, vede Buffon volare sulla sua conclusione e poi non serve Osvaldo sulla corsa. Il compagno di reparto si arrabbia. E ha ragione.

Sono occasioni che una squadra in difficoltà come l’Inter dovrebbe sfruttare, per la classifica e il morale. Non succede e nel finale la Juventus prova ad approfittarne ancora con un immenso Pogba e sfruttando la superiorità numerica negli ultimi minuti, quando Kovacic si fa cacciare per un fallaccio su Lichtsteiner che lascia i nerazzurri in dieci. Non ci sarà contro il Genoa, come Ranocchia e Juan Jesus, diffidati e ammoniti. Neanche il tempo di brindare a un buon risultato, che Mancini ha già un grattacapo da risolvere. Come Allegri, del resto: ha il Napoli all’orizzonte e sente il fiato sul collo della Roma.

Twitter: @AndreaTundo1

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