Uscito indenne dal processo per il sequestro dell’imam Abu Omar con il proscioglimento sancito dalla Cassazione in virtù dell’apposizione del segreto di Stato, per l’ex direttore del Sismi Nicolò Pollari però si riapre un’altra vicenda. Il generale deve tornare sotto processo davanti al gup di Perugia – che il 2 febbraio 2013 aveva archiviato l’indagine su un archivio illegale con dossier riservati, su magistrati, giornalisti e politici, negli uffici di Via Nazionale, a Roma, insieme al funzionario dei servizi segreti Pio Pompa.

Anche questa decisione è stata sancita dalla Suprema Corte che ha annullato il proscioglimento deciso in forza del segreto di Stato, con riferimento all’accusa di peculato, e il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per l’accusa di violazione della corrispondenza. Ora gli atti tornano al gup al quale li trasmetterà la Sesta sezione penale della Suprema Corte.

Secondo l’accusa, Pollari e Pompa avrebbero commesso peculato per avere utilizzato, “per scopi palesemente diversi” da quelli istituzionali del Sismi, denaro, risorse umane e materiali del servizio di intelligence. Pollari avrebbe ricevuto da Pompa informazioni su magistrati come Armando Spataro, Giovanni Salvi, Paolo Mancuso e altri – la presenza di giudici romani nei dossier ha spostato la competenza dalla capitale a Perugia – e sulle loro associazioni (Anm e Medel). Erano state raccolte anche schede su giornalisti, parlamentari e movimenti sindacali.

Pollari e Pompa erano sotto inchiesta anche per aver violato la corrispondenza elettronica di Medel, associazione di giuristi europei. Nel corso delle indagini, i due avevano respinto le accuse e avevano opposto il segreto di Stato. In particolare, i supremi giudici della Sesta sezione penale della Cassazione hanno accolto il ricorso con il quale il Procuratore generale di Perugia e il pubblico ministero del capoluogo umbro hanno contestato l’archiviazione del peculato e l’apposizione del segreto di Stato.

Il ricorso di Pg e pm non era rivolto, invece, contro la dichiarazione di prescrizione del reato di violazione della corrispondenza. Alcuni magistrati finiti nei dossier si sono costituiti parte civile in Cassazione appoggiando il ricorso del procuratore e del pm, mentre altri hanno lasciato perdere. Le motivazioni in base alle quali la Cassazione, evidentemente, non ha ritenuto valido lo scudo del segreto saranno depositate tra circa un mese.

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