La lacrima appare sul volto di Willy Sagnol sabato pomeriggio, al minuto 26 della sfida contro il Lens. Dopo il bel destro a giro del tunisino Khazri, Cheick Diabatè salta anche il portiere per regalare il gol della serenità al Bordeaux. A quel punto il gigantesco centravanti maliano corre verso la panchina e abbraccia il suo allenatore che, nonostante la faccia da duro, non trattiene la commozione. “Sono stato un cretino” si spera che abbia pensato. E dire che la giornata dell’ex terzino era cominciata con il diluvio di fischi dello Stade de la Licorne. Sagnol si era guadagnato il trattamento del pubblico di Amiens in settimana, quando aveva definito i giocatori africani “poco costosi e poco intelligenti” in un’intervista a Sud Ouest.

Le argomentazioni non lo avevano cavato d’impaccio. “Finché sarò io allenatore prenderemo meno africani perché non ho voglia di ritrovarmi ogni due anni senza una dozzina di calciatori per colpa della Coppa continentale – ha dichiarato al popolare quotidiano regionale – Sono sempre descritti come potenti in campo, ma il calcio è anche tecnica, intelligenza, disciplina”. Parole che hanno sdegnato l’associazione Sos Racisme, che ha chiesto alla federcalcio francese di prendere provvedimenti contro Sagnol. La proposta è stata raccolta e rilanciata da Pape Diouf, giornalista ed ex presidente dell’Olympique Marsiglia, secondo cui la Ligue1 va boicottata. Ancora reazioni sono giunte dalla Licra, Lega internazionale contro il razzismo e l’antisemitismo, che ha revocato la sua partnership al Bordeaux.

Il club della Garonna, al momento quarto in campionato, non intende però mollare il suo mister: “Sagnol è tutto tranne che un razzista” si legge in un comunicato. Non è d’accordo l’ex compagno di squadra Lilian Thuram. Per lui si tratta di “frasi pericolose, che rafforzano gli stereotipi contro gli immigrati”. Forse sono state le parole di un personaggio così carismatico, una vera autorità per il pallone d’Oltralpe, a convincere negli scorsi giorni Sagnol al passetto indietro: “Mi scuso, credo che le mie parole siano state male interpretate” ha detto. Un tentativo di riabilitazione che ora le lacrime di Lens potrebbero favorire. Willy Sagnol è alla sua prima esperienza da allenatore professionista dopo una vita a coprire la fascia destra del Bayern Monaco. Con la nazionale transalpina ha esordito nel 2002 e quattro anni dopo ha perso la finale di Berlino contro l’Italia.

Accanto a lui Thuram, assieme a Gallas, Vieira, Makelele e Thierry Henry. Sono stati i ragazzi di seconda e terza generazione a edificare le fortune calcistiche della Francia tra i due millenni, eppure le parole di Sagnol non sono isolate. Anzi sembrano necessitare di una contesto, visto il recente boom del Front National alle elezioni europee. Nel 2010 Laurent Blanc aveva dato il suo consenso a una politica di riduzione del numero di ragazzi di origine straniera nei centri di formazione federale per puntare sulla tecnica dei talenti di casa. Allora l’ex capitano degli eroi del 1998 era il ct della nazionale francese: fu a un passo dalle dimissioni, ma poi rimase alla guida dei Bleus fino al termine dell’Europeo 2012. La sconfitta ai quarti con la Spagna risultò più grave dell’indignazione della comunità nera. La stessa sorte ora tocca a Willy Sagnol: se Diabatè continuerà a segnare le sue frasi da suprematista del pallone rimarranno buone solo per una postilla su Wikipedia.

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