Arrivano conferme anche dal ministero dell’Interno iracheno: Abu Bakr Al Baghdadi, l’autoproclamato califfo dello Stato Islamico, è ferito. Il governo, però, smentisce la versione offerta dal Comando Centrale americano (Centcom), che sosteneva di aver colpito il leader di Isis durante un raid aereo condotto dalle potenze occidentali nella zona di Mosul, in Iraq, considerata la capitale del movimento jihadista che ha conquistato terreni nel nord del Paese e in Siria. Secondo il ministero di Baghdad, Al Baghdadi sarebbe rimasto ferito in un’azione dell’intelligence irachena ad Al Qaim, nella provincia di Al Anbar. Gli aerei dello Stato del Golfo, riporta il comunicato, avrebbero bombardato una scuola all’interno della quale era in corso un incontro tra i capi dell’Isis e i leader di un altro gruppo terroristico che voleva affiliarsi allo Stato Islamico. Nel bombardamento, Al Baghdadi sarebbe rimasto ferito e trasportato in Siria per essere curato dai suoi seguaci, mentre altri 40 jihadisti sarebbero morti. A mischiare le carte in tavola arriva, un tweet da un profilo appena creato che attribuisce al ministro degli Esteri iracheno, Ibrahim al Jaafari, l’annuncio della morte di Al Baghdadi. Notizia smentita poi dallo stesso membro del governo.

La notizia del ferimento era circolata nel pomeriggio italiano, quando la tv araba Al Arabiya ha parlato di un attacco aereo Usa che ha colpito un raduno a cui partecipavano i più importanti capi del movimento fondamentalista, a Mosul. Un raid che, annunciava la redazione, era andato a buon fine, provocando la morte o, almeno, il ferimento di Al Baghdadi. La notizia della possibile scomparsa del califfo ha cercato conferme per tutta la serata, con il portavoce del Comando Centrale Usa (Centcom), colonnello Patrick Ryder, che ha dichiarato: “Posso confermare che l’aviazione della coalizione ha condotto una serie di attacchi aerei ieri sera (venerdì sera, ndr.) in Iraq, contro quello che è stato accertato fosse un raduno di leader dell’Isis vicino Mosul. Non possiamo confermare che il leader dell’Isis, Abu Bakr Al Baghdadi, fosse tra i presenti”.

Un attacco statunitense contro un ritrovo di leader jihadisti, le voci di un possibile ferimento o, addirittura, la morte di quello che, al momento, è il movimento terroristico che preoccupa maggiormente il Medio Oriente e il mondo occidentale, ma nessuna foto o video che permetta ai militari americani di dare per certa un’indiscrezione che circola ormai da ore. Solo a sera inoltrata arriva un tweet dal profilo (ancora da verificare, ndr) del portavoce ufficiale dello Stato Islamico, Abu Mohammad Al Adnani, che dichiara prematura ogni preoccupazione per una “successione” e augura una “pronta guarigione” ad Abu Bakr Al Baghadi. Un messaggio che, seppur indirettamente e seppur da verificare nella sua autenticità, conferma il ferimento del leader jihadista, smentendo, invece, la notizia riguardante la sua morte. Il 10 novembre, poi, le dichiarazioni del governo iracheno: Al Baghdadi è stato colpito e ferito, ma non dagli americani, bensì da un bombardamento iracheno.

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