Uno accanto all’altro, due scatti così diversi raccontano la stessa persona. Nel primo un gigante biondo sradica un pallone dai piedi di un avversario, nel secondo è su una sedia a rotelle in mezzo al campo e prova a alzare la mano per salutare. É stato il suo ultimo club, l’Elfsborg, a dare questa mattina l’annuncio della morte di Klas Ingesson. Aveva 46 anni e era affetto da un mieloma multiplo. L’Italia aveva iniziato a chiamarlo “Guerriero” nel 1995, quando raggiunse Bari dopo una carriera da giramondo tra Scandinavia, Paesi Bassi e Inghilterra. Forte fisicamente e in grado di dettare i tempi del centrocampo, divenne subito capitano dei biancorossi, prima di passare al Bologna. A 33 anni l’ultima esperienza a Lecce. Nel frattempo aveva fatto in tempo a vestire per 57 volte la maglia della nazionale svedese e salire sul podio al Mondiale del ’94. Poi tornò nel suo paese, Odeshog, per coltivare la sua fattoria. Fu la moglie a convincerlo a non mollare del tutto il pallone e dare una mano ai ragazzi della squadra locale.

Nel 2009 gli fu diagnosticato il mieloma e fu sottoposto a due trapianti di cellule staminali. Qualche mese dopo “Klabbe“, così era soprannominato, convocava una conferenza stampa per fare sapere a tutti di essere guarito. Non era così semplice e Ingesson lo sapeva bene. Nel gennaio 2013 subì una ricaduta e un nuovo intervento. “Quando il dottore disse che avevo il cancro vidi tutto nero – raccontò qualche tempo fa – ho avuto un sacco di persone malate nella mia famiglia e per me quella parola significava morte. Quando lo shock passò decisi di scegliere la vita e di fare il massimo dalla mia situazione”.

La gente sembrava non crederci quando lo vide esordire da allenatore dell’Elfsborg, club di prima fascia nel campionato svedese. Il suo predecessore, Jorgen Lennartson, era stato esonerato e la società aveva pensato a lui, che già aveva avuto esperienze nel settore giovanile. Il suo ultimo anno è stato un inno alla forza di volontà. Ogni domenica le cose andavano peggio: all’inizio raggiungeva la panchina in stampelle, poi con un girello e infine passò alla sedia a rotelle.

Eppure era sempre sul rettangolo verde. A aprile si fratturò un braccio dopo una caduta nello spogliatoio, un mese dopo toccò al femore. Allo stadio Gamla Ullevi si giocava il big match tra Elfsborg e Goteborg e Ingesson scivolò in avanti dalla sedia a rotelle finendo a terra, la mani non furono in grado di attutire il colpo. “Non riuscivamo a portarlo via, voleva vedere la fine” spiegò il medico della squadra Matilda Lundblad. A maggio i suoi ragazzi superarono l’Helsinborgs in finale e Klabbe festeggiò la Coppa di Svezia.

Solo due settimane fa diede le dimissioni, perché sapeva di non essere più in grado di allenare. Secondo Cancer Research grazie ai nuovi farmaci un paziente che ha contratto il mieloma multiplo ha una speranza di vita di 5 anni, tanti ne sono passati dalla scoperta della malattia di Klas Ingesson. “Posso solo dire che lotterò fino alla fine” disse allora, e ha mantenuto la promessa.

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