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Animali: la globalizzazione delle coccinelle

Animali: la globalizzazione delle coccinelle
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Qualche anno fa mi arrampicavo in una tiepida giornata autunnale sulla falesia di serpentino dietro casa, quando mi accorsi che dovevo stare attento a dove posare mani e piedi. Altrimenti rischiavo di schiacciare le numerose coccinelle che vi si erano posate.

Arrivato a casa, notavo che lo stesso fenomeno si presentava sul balcone, esposto a sud come la falesia. Quindi, pensai che i tepori autunnali dettassero queste mini-migrazioni. Che si ripetono oramai ogni anno.

Ma quest’anno quello che mi ha incuriosito è stato che le coccinelle erano diverse tra loro e di diversi colori.

Conscio di non essere un entomologo, mi sono andato a studiare il fenomeno ed ho scoperto una cosa singolare: la globalizzazione delle coccinelle. Buona parte delle coccinelle oggi sono di origine cinese, e si chiamano “arlecchino” per i loro colori cangianti. E sono arlecchino buona parte di quelle che punteggiano l’aria di ogni giornata tiepida d’autunno.

Bene, o meglio, male: queste coccinelle stanno soppiantando quelle originarie e stanno creando guai all’agricoltura con la loro voracità.

Ma il fatto singolare è che questa coccinella asiatica non è scappata come i siluri nel Po da qualche allevamento, e neppure è arrivata con qualche bastimento orientale. No. È stata volutamente introdotta a scopo di lotta biologica in Francia, Belgio, Olanda, da cui poi ha esteso il suo campo di azione un po’ in tutta Europa, soppiantando quella coccinella septempunctata, che ci ricordiamo da quando eravamo piccoli (chi scrive ha i suoi anni). Insomma, per combattere un male, se ne è introdotto uno forse peggiore.

La coccinella arlecchino infatti è un predatore, non è un erbivoro, ed è stata importata proprio per combattere i parassiti delle piante coltivate. Peccato che adesso si pappi anche le altre coccinelle, le larve di farfalle e crei danni a vitigni ed agrumeti. Forse, viene da pensare, anche nella lotta biologica, bisognerebbe essere un po’ più attenti su quello che si introduce.

Certo che adesso, con questa specie così spietata, è un po’ difficile affermare che essa è il “coleottero della Madonna“. E tanto meno che porta fortuna.

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