Giro per Milano, adesso che vivo a Ziano Piacentino, per capire come la mia città si sta preparando a ricevere la manifestazione della Lega Nord.

Alcune impressioni, sensazioni, di un evento a forte risonanza mediatica al quale la città non parteciperà, che subirà, con l’arrivo di tanta gente da molte parti d’Italia. Non solo dalle valli del Nord, ma anche di gruppi organizzati dal Centro e dal Sud. Milano non ha mai amato la Lega, ha avuto un sindaco leghista, ma in quegli anni (quelli di tangentopoli) chiunque avrebbe vinto le elezioni presentandosi contro il passato. Allora fu Marco Formentini ad avere la meglio su Nando dalla Chiesa (che per ironia della sorte, anni dopo, se lo ritrovò nella Margherita).

Così, mi sono spinto anche in via Bellerio 41. Per capire che preparativi si stessero facendo, l’aria era assolutamente tranquilla, no striscioni, no cartelli, la mobilitazione non è quella di Pontida, avviene per altre vie. Sono attesi molti pullman, prevista la presenza dell’estrema destra al gran completo, da Casa Pound in giù. Salvini, dopo la Le Pen, di questo passo, sarà ostaggio di una forza che sta evocando, di una forzatura.

Salvini-ContigianiAl Cantiere uno degli storici centri sociali della città, negli gli spazi dell’ex Derby, stanno preparando una contromanifestazione. Sarà gioiosa, ironica e variopinta, sicuramente ridotta rispetto all’adunata leghista. Ci saranno tanti centri sociali, associazioni, collettivi e anche le numerose famiglie che da tempo occupano tre palazzi in Piazzale Stuparich, secondo le regole del Sms (Società del mutuo soccorso) nata per contrastare gli sfratti. Queste ragazze e ragazzi non mi sono sembrati del tutto consapevoli della portata del loro gesto. Stanno tirando la carretta di una mobilitazione che si sta aggregando, un po’ in tutta Italia su temi diversi, piccole eliche che ruotano in un’aria che sta cambiando. Non solo loro, ma gli “angeli” di Genova, quelli del Festival della Solidarietà di Città di Castello, quelli di Castelvolturno e tutti quelli che fanno volontariato senza essere boy scout o essendo boy scout. Assieme stanno iniziando a cambiare qualche cosa di questa società, dopo anni di conformismo di sinistra. Non sarà come nel 1968, nemmeno come nel 1977 o come raccontano Alessandro Bertante, Antonio Scurati, Giacomo Papi, Helena Janeczek, Aldo Nove e Mauro Novelli nel libro Festa del Perdono, che hanno vissuto i tempi della Pantera. Si tratta di un movimento variegato, un vero movimento, che per ora non ha la sua musica, e nemmeno i suoi poeti, ma forse non occorre aspettare Bob Dylan, The Times they are A-Changin‘, non sarà la cronaca di decenni inutili, vedrete.

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