L’idea di presentare una lista civica in vista delle elezioni regionali del 23 novembre l’hanno avuta loro, gli espulsi dal Movimento 5 Stelle. Tuttavia, pur sostenendo “Liberi cittadini per l’Emilia Romagna”, né Giovanni Favia, ex enfant prodige di Beppe Grillo, poi cacciato per il fuorionda a Piazzapulita, né Federica Salsi, consigliere comunale di Bologna, messa alla porta per la partecipazione a un talk show, saranno candidati alla presidenza o al consiglio della Regione. La lista civica Liberi cittadini per l’Emilia Romagna, “un nome scelto – spiega Favia – perché è fatta di persone con la schiena dritta e intellettualmente oneste”, presentata a Bologna il 13 ottobre, infatti, proporrà come governatore dell’Emilia Romagna Maurizio Mazzanti, 52 anni, di Budrio, già eletto nel Comune in provincia di Bologna con la lista civica Noi per Budrio. “Quindi – spiega Favia – questa non è una formazione politica di ex Cinquestelle: noi ex grillini metteremo a disposizione le nostre forze, le nostre esperienze, ma quella che parteciperà alle elezioni sarà una federazione di liste civiche. E noi non entreremo in lista, ma rimarremo dietro le quinte”.

Favia e Salsi vogliono evitare, infatti, di trasformare la nuova formazione politica in un partito di espulsi. Peraltro hanno incassato anche il sostegno di altri ex grillini, tra cui la senatrice Adele Gambaro, a sua volta cacciata dal Movimento per aver imputato a Grillo, durante un’intervista a Sky, il calo dei consensi riscossi dai 5 Stelle alle elezioni amministrative del 2013. “Il nostro avversario è il Pd – sottolinea Favia – non il Movimento 5 Stelle. Quindi non vogliamo sembrare gli ex che cercano la rivalsa, perché non è così”.

“Oggi cosa offre la politica? Un Pd trascinato da Matteo Renzi, che però è diviso da gravi problemi organizzativi al punto da aver fallito in Emilia Romagna, storica regione rossa, un centrodestra inesistente e poi il grande ufficio di collocamento web che è il Movimento di Beppe Grillo”, attacca Favia. Che nell’offrire solidarietà, ma non un posto in lista, all’ex compagno pentastellato Andrea Defranceschi, espulso dal Movimento dopo che la Corte dei Conti l’ha condannato, assieme ad altri capigruppo, a risarcire la Regione Emilia Romagna dei soldi spesi in interviste televisive a pagamento, non risparmia una stoccata al suo vecchio schieramento politico. “Grillo è un danno per la democrazia, e il Movimento oggi è un partito – agenzia. Il progetto nato sette anni fa ormai è fallito, restano solo arrampicatori sociali che ripetono slogan a memoria”.

“Liberi cittadini per l’Emilia Romagna, invece, è una piattaforma senza simboli di partito, senza rapporti di servitù con le segreterie degli apparati, e senza alcun capo da elevare a salvatore della patria, e a cui delegare il nostro pensiero”, puntualizza Mazzanti. Temi centrali del programma elettorale, la tutela dell’ambiente e del territorio, la ricostruzione post terremoto e post alluvione, la lotta alla corruzione. E ancora, “la riorganizzazione morale della Regione, la trasparenza contro il sistema degenerato dei partiti e la semplificazione burocratica”. Una partita difficile, anche perché i tempi sono stretti: entro il 25 ottobre prossimo bisogna presentare le firme necessarie a ufficializzare la candidatura. “Ma noi ce la metteremo tutta – sottolinea il candidato – perché vogliamo offrire un’alternativa politica a questa Regione, disillusa e delusa dai continui disastri combinati da chi avrebbe dovuto amministrarla”.

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