Il mondo dei videogiochi non è solo America, Europa occidentale e Giappone; da ormai qualche anno alcuni studi indipendenti hanno iniziato a farsi strada anche in regioni tradizionalmente periferiche come il sud est asiatico e l’Europa ex sovietica. 4A Games è uno di questi. Fondato a Kiev 2005, lo studio ha acquistato i diritti su una saga di romanzi fantascientifici molto amata in Russia ma pressoché sconosciuta in occidente, Metro di Dmitry Glukhovsky. Ambientata nei tunnel della metropolitana moscovita dopo che un attacco atomico ha costretto la popolazione a ritirarsi sottoterra, la serie mischia elementi horror a una trama decisamente adulta, fatta di violenza e colpi di scena per nulla scontati. Dai libri 4A Games ha tratto, per ora, due giochi, Metro 2033 e Metro: Last Light, usciti fra il 2010 e il 2013 sulle console di vecchia generazione: oggi Koch Media, che pubblica in Italia i giochi di 4A Games, ha portato su Playstation 4 e Xbox One entrambi i capitoli, proponendo un’edizione remastered simile a quella che Sony ha pubblicato per The Last of Us, un altro dei capolavori dell’era Playstation 3/Xbox 360.

Lo studio ha lavorato molto sull’aggiornamento del motore grafico che, pur essendo ancora abbastanza impressionante (soprattutto su PC), iniziava a mostrare qualche ruga di troppo: il sistema di illuminazione dinamica è stato totalmente riscritto, così come buona parte dei filmati che, ora, sono proposti in prima persona anziché in terza. Allo stesso modo 4A Games ha lavorato su dettagli più raffinati, dando una maggiore coerenza ai due giochi (i modelli poligonali dei vari protagonisti ora sono uguali per entrambi i titoli) e unificando il sistema di gestione delle armi. Grazie a questa revisione Metro non solo vive una sorta di “seconda vita” ma può essere apprezzato in maniera più lineare, garantendo una continuità nella trama e nel sistema di gioco che, all’epoca dell’uscita, mancava pressoché totalmente.

Metro, in tutte le sue incarnazioni, non è mai stato un gioco troppo facile da approcciare: gli sviluppatori, anziché guardare agli action cinematografici che vanno di moda in questo periodo, hanno fatto un salto indietro nel tempo, recuperando gli insegnamenti dei grandi classici del genere sparatutto, come il primo Doom o Quake. Metro concede poco, molto poco, al giocatore e, al tempo stesso, non perde occasione per ricordarci che, dopotutto, interpretiamo un misero essere umano in un modo quasi totalmente ostile; i nemici sono forti, veloci e ci superano in numero, per sopravvivere dovremo fare affidamento alle armi, ma pure a una buona quota di intelligenza, dosando bene momenti in cui tenere un profilo basso, sparando il meno possibile, ad altri in cui l’unica opzione sarà l’attacco a testa bassa.

4A Games ha fatto, insomma, un ottimo lavoro e spiace pensare che, per almeno qualche tempo, Metro Redux sarà l’ultimo prodotto dello studio: le recenti vicende che hanno coinvolto Ucraina e Russia, infatti, hanno costretto buona parte dei dipendenti dell’azienda a riparare all’estero. Il fondatore di 4A ha annunciato che la sede operativa sarà trasferita a Malta (grazie agli incentivi fiscali che l’isola garantisce alle aziende che operano in settori collegati all’innovazione tecnologica) e che lo studio si metterà a lavorare non appena saranno completate le pratiche burocratiche. Da Kiev a La Valletta il passo è tutt’altro che breve, così come il passaggio dai rigidi inverni ucraini al sole del Mediterraneo, tuttavia Metro, nel suo piccolo, rappresenta una storia di successo, la prova che nel mondo dei videogiochi, quando si vogliono raccontare belle storie, c’è posto per tutti, anche se non si ha la potenza economica di una multinazionale americana o il blasone delle più antiche aziende giapponesi.

A cura di Nicolò Carboni

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