L’ultima tonnara nel mare di Liguria è al largo di Camogli, quasi a ridosso di Punta Chiappa. Da anni non cattura i tonni, delizia dei buongustai di tutto il mondo. Nelle maglie di cocco delle reti, tessute pazientemente dagli ultimi pescatori del borgo -­ una capitale della marineria a vela nel XIX secolo -­ restano impigliati i barracuda (comparsi nel mar Ligure a causa dell’innalzamento delle temperature dell’acqua), le lecce, i bonitti e i pesci luna, che però non si possono pescare. Ne circola una specie velenosa proveniente dall’Oriente e allora addio anche ai pesci luna. Sono spariti persino i saraghi, divorati dai voraci barracuda. E il tonno rosso è diventato una preda proibita. L’ennesimo duro colpo alla pesca in una Regione avara, in terra e in mare.

Simone Gambazza ha 68 anni e va a pesca da quando era un bambino. Dell’età dell’oro a Camogli ha fatto in tempo ad acchiappare la coda. “Ai tempi del fascismo si muoveva tutto il paese attorno alla tonnara. Si usava offrire un’obolo alla basilica di Santa Maria Assunta in base alla quantità delle reti tinte. Il parroco versava il denaro raccolto all’ospedale per la cura dei poveri. Purtroppo siamo rimasti in pochi, una dozzina di pescatori e la metà non sa neppure remare…”. Il vero punto dolente riguarda il divieto per i pescatori professionisti di tutta la Liguria di pescare il tonno rosso. La specie più pregiata al mondo.

Per portare sulle mense di Tokio, Osaka e delle città dell’Impero del Sol Levante quelle prelibatezze, i commercianti giapponesi sono disposti a fare follie. Prenotano l’intero pescato nei mari europei e lo pagano a peso d’oro. Un gran bel business che però a gioco lungo avrebbe spopolato i nostri mari. L’Unione Europea è intervenuta e ha disciplinato severamente la pesca del grande pesce. Ha assegnato a ciascun Paese un certo numero di quote, ossia di esemplari che possono essere catturati. L’Italia viaggia in coda alla lista. Il piano di ricostituzione della specie ha ridotto drasticamente le quote del tonno rosso. In Alto Tirreno fino al Lazio, e in Alto Adriatico, dal Friuli alle Marche, praticamente non lo si pesca più.

Prospera in compenso il commercio clandestino, molti pescatori dilettanti vendono il tonno sottobanco – loro sono autorizzati a pescarlo – ­ a trattorie e ristoranti. In Liguria, da Ventimiglia a Sarzana, vige lo stop alla pesca di questo esemplare pregiato. Il paradosso – e la beffa – sta nel fatto che ai pescatori sportivi dilettanti è invece concessa, in numero limitato di esemplari e purché la preda superi i 30 chilogranni di peso. Dice Gambazza a ilfattoquotidiano.it: “Se un tonno rosso capita nelle nostre reti (si chiama cattura incidentale) dobbiamo consegnarlo in Capitaneria dove il pesce viene ritirato e poi consegnato a qualche ente benefico. Se la cattura incidentale non viene denunciata si rischiano multe salate e addiritura il sequestro della barca“.

Ora il tonno rosso non è più minacciato di estinzione. Anzi. Nel corso di questa bizzarra estate è ricomparso massicciamente nelle acque liguri. Da ponente a levante – il pesce segue sempre la stessa rotta – branchi di tonni rossi sono sfilati a ridosso delle coste, osservati con dispetto dai pescatori, costretti a rinunciare alle catture. I tonni si sono cibati del pesce azzurro (acciughe sardine, sgombri) che d’estate rappresenta la più redditizia cattura per i pescatori liguri. Doppio danno, dunque.

In Croazia e in Spagna i giovani tonni rossi vengono rinchiusi in gabbie calate in mare e nutriti fino a raggiungere il peso ­standard e poi venduti. Perché non farlo anche in Italia? Da noi si è costretti a inseguire il tonno pinna gialla, meno pregiato del “cugino” prediletto dai gourmands giapponesi. La prima mossa va fatta a Bruxelles. Chiedendo di innalzare le quote delle catture assegnate all’Italia. “Dovremo avanzare le nostre richieste sulla base di evidenze scientifiche”, sostiene Renata Briano, neo parlamentare europea e vicepresidente della commissione pesca. “A novembre proprio a Genova si terrà una sessione dell’Icat, l’organismo tecnico­-consultivo che definisce le condizioni per assegnare le quote delle catture delle varie specie ittiche in base all’assunto che la pesca deve essere sostenibile. Sarà l’occasione per cominciare a porre la questione delle quote del tonno rosso spettanti all’Italia. E attendiamo di conoscere il nome del nuovo commissario che sarà nominato al posto di Maria Damanaki“. Sulla pesca dei bianchetti, specialità tipicamente ligure, la Damanaki aveva opposto un muro alle richieste italiane. Per il tonno rosso la partita è aperta.

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