La Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato 104 milioni di euro alla banca di investimento giapponese Nomura, nota alle cronache per essere stata la controparte del Monte dei Paschi di Siena di Giuseppe Mussari per i derivati che hanno affossato l’istituto toscano. Al centro dell’indagine, l’operazione fatta dalla Regione nel 2009 quando l’ente, per fare cassa, vendette a Nomura alcuni crediti per circa 630 milioni di euro che vantava dalle Asl e da ospedali, per forniture relative agli anni 1995, 1997 e 1998. Una truffa ai danni dell’ente siciliano che procurò, secondo gli investigatori delle Fiamme Gialle, un danno da 175 milioni di euro a Palazzo dei Normanni.

In particolare la Guardia di Finanza ha ricostruito che dal 2002 le aziende si sono riunite in un consorzio che ha ceduto i crediti alla “Crediti Sanitari Regione Sicilia di Milano”, una società cosiddetta veicolo, emanazione della banca e con sede a Londra. Il contratto stipulato prevedeva che la Regione si sarebbe impegnata a pagare alla società cessionaria del credito un tasso di interesse molto più oneroso rispetto alle condizioni di mercato. In tutto gli indagati sono sette: quattro manager dell’istituto di credito e tre professionisti palermitani, accusati di truffa aggravata dalla transnazionalità.

Intermediari dell’affare furono Marcello Massinelli e Fulvio Reina, titolari della società di intermediazioni LM Consulting e consulenti dell’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro attualmente in carcere per scontare una condanna per favoreggiamento aggravato alla mafia (leggi). I due, indagati per truffa, avrebbero intascato una commissione milionaria servita, secondo gli inquirenti, anche a pagare alcune tangenti per fare aggiudicare il contratto di cartolarizzazione al gruppo giapponese che a fine 2008 ha rilevato le attività europee della fallita Lehman Brothers. Oltre a Massinelli e Reina, sono indagati anche Marco Modica De Mohac, presidente del Consorzio aziende sanitarie siciliane e i manager della sede londinese di Nomura Armando Vallini, Andrea Giordani, Stefano Ghersi e Arturo De Visdomini. Per tutti il tribunale di Palermo ha disposto il sequestro di beni immobili, titoli e disponibilità finanziarie in diverse regioni d’Italia. In tutto: 23 terreni, 27 fabbricati e 13 società.

Le indagini proseguono e puntano a individuare i politici che hanno portato a emettere i provvedimenti amministrativi che hanno ratificato l’accordo di cartolarizzazione, operazione che sarebbe stata antieconomica. L‘inchiesta portata a termine oggi, dunque – secondo l’Ansa – è solo al primo atto. Gli inquirenti infatti starebbero portando avanti un’indagine parallela per corruzione che riguarderebbe lo stesso Cuffaro.

“Le indagini non sono concluse – ha spiegato il procuratore di Palermo Francesco Messineo – La Regione Siciliana in questa vicenda è persona offesa di un’ipotesi di truffa aggravata. I fondi sequestrati sono stati sottratti alla Regione con i sistemi dei derivati che in Italia per un lungo periodo hanno visto Comuni, Province e Regione esporsi in modo notevole. Questo è un caso tipico”. “Ci siamo posti il problema – ha continuato Messineo – se la Regione è solo parte offesa o se ci siano comportamenti non lineari da parte di chi avrebbe dovuto vigilare, mostrare attenzione e respingere questo tipo di comportamenti e non lo ha fatto”.

Mentre le parole del comandante del nucleo di polizia Tributaria della Guardia di Finanza, Francesco Mazzotta, spiegano bene il presunto danno causato all’ente siciliano dall’operazione: “Se si fosse acceso un normale mutuo con la Cassa depositi e prestiti per ripianare i debiti della Regione verso le aziende sanitarie siciliane il costo dell’operazione sarebbe stato, come abbiamo accertato di 105 milioni di euro. Alla fine con quanto messo in piedi da intermediari e dalla Banca giapponese il valore dell’operazione è stata di 226 milioni di euro. La differenza è stata tutta a carico della Regione”.

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