Mi sono ricordata di questa scena di Madeline Kahn dal film di Mel Brooks “La pazza storia del mondo” e ho pensato all’esibizione dell’organo sessuale maschile ai tempi dei social network.

Twitter, al contrario di Facebook – che ha una opinabile politica sulla censura – non banna immagini esplicite, pornografiche, spesso fin troppo indecenti (e detto da me…).

Quindi ho fatto una riflessione sulla quantità di uomini che si fotografano il pene. Intanto mi sono chiesta dove fossero prima di Twitter. Sì perchè una volta, in edicola vendevano – e forse vendono ancora – il settimanale “AUTOSCATTO”. E lì si potevano trovare immagini e annunci di coppie, stalloni, farfallone etc. ma la quantità era esigua rispetto ad oggi. Ovvio che Internet ha permesso di togliere imbarazzo: basta un nick name, il selfie e un indirizzo email.

Premesso che l’organo sessuale maschile ha la sua armonia che a mio avviso è bello scoprire. Però sono convinta che sarebbe meglio non esibirlo con questa ridondanza di fotografie più o meno volgari.

Cosa si vorrebbe dimostrare? Che l’erezione provoca un “totem”? Che la vena a sinistra fa “maschio nerboruto”? Che, mostrando glandi il cui colore va dal rosso vermiglio al rosa orchidea, esiste un’alternativa ai Pantone?

Non credo che la maggior parte delle donne trovi eccitante il primo piano di un membro maschile (che mi piace definire invoglia-clitoride), anche se è quello di un uomo che vorresti conoscere o di quello con cui hai una relazione a distanza. Io eviterei foto e preferirei la vicinanza.

La ridondanza dei selfie ha provocato l’estinzione della curiosità. Scorri il mouse e non fai caso se è un cannellone gratinato di un sito per appassionati di cucina, oppure un fallo eretto.

Infine, volete mettere l’effetto sorpresa sotto i pantaloni? Mi è capitata sotto gli occhi una foto che rappresenta il primo piano di una cerniera chiusa di una marca di jeans maschili, in cui era cucito “Lucky you”. Intrigante, no?

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Foto: @torbakhopper

 

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