Condannato per omicidio colposo a dieci mesi di reclusione. Il verdetto per il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, è arrivato nel pomeriggio di oggi con la sentenza del giudice Silvia Minerva. Il processo di primo grado è scaturito dalla morte di un avvocato, Carlo De Pace, annegato nel sottopasso di viale Leopardi durante il temporale del 21 giugno 2009. La pena è sospesa, subordinata al versamento, entro sessanta giorni, di una provvisionale di 30mila euro nei confronti dei familiari della vittima, mentre il risarcimento sarà stabilito in sede civile. Oltre al primo cittadino, stessa condanna è stata inflitta alla dirigente dell’Ufficio tecnico Claudia Branca.

E’ di sei mesi, invece, la pena comminata a Raffaele Urso, ex comandante della polizia municipale, imputato per favoreggiamento aggravato: stando all’accusa, ha provato a intralciare le indagini esercitando pressioni su un suo sottoposto chiamato a testimoniare presso il comando provinciale dei carabinieri. Il sindaco, presente in aula durante tutta la mattinata per la prima volta dall’inizio del processo, ha affidato il suo commento a Facebook: “Oggi, a cinque anni di distanza da quel tragico episodio che ha segnato dolorosamente il mio primo mandato da sindaco, sono stato condannato, per omicidio colposo, a dieci mesi di reclusione per la morte dell’avvocato Carlo De Pace nel sottopassaggio di via del Mare. Una sentenza della quale prendo atto, pur consapevole di essere totalmente estraneo a quella drammatica dinamica di eventi. Nel momento in cui, in un Paese come il nostro, sono divenuto primo cittadino di Lecce, ho implicitamente accettato di dovermi eventualmente addossare anche responsabilità del genere. Sono fiducioso, però, che la mia estraneità a quel tragico episodio sarà riconosciuta dal giudice di secondo grado”.

Il giudice ha, comunque, ridimensionato le richieste avanzate dal pm Paola Guglielmi e pari ad una pena di un anno e mezzo per Perrone e Branca e di un anno per Urso. Secondo la pubblica accusa, i primi due avrebbero “cagionato per negligenza, imprudenza e imperizia, il decesso di De Pace”. L’avvocato 81enne, infatti, andò a schiantarsi con la sua Spider contro il muro d’acqua che si era creato nel sottopassaggio, del quale il Comune avrebbe dovuto disporre la chiusura preventiva. Un’omessa cautela costata cara. L’allagamento fu causato da un non perfetto funzionamento del sistema di smaltimento delle acque piovane. E’ stato proprio questo il nodo che ha provato a ribaltare il collegio difensivo di Perrone, formato dagli avvocati Pasquale Corleto e Andrea Sambati: mai a Palazzo Carafa era arrivata una relazione che indicasse le criticità di quel tratto di viale da parte della Icos, la società che da trent’anni gestisce il servizio di fognatura bianca in città. Dunque, l’Ufficio tecnico non avrebbe mai avuto motivo per allertarsi. “Tra l’altro – ha sottolineato in mattinata Sambati durante la sua arringa difensiva – è la prima volta che il sindaco di un Comune viene imputato in un processo di questo tipo. A Napoli, per la morte del 14enne provocata dal cornicione staccatosi nella galleria, gli avvisi di garanzia sono stati recapitati ai dirigenti dell’Ufficio tecnico. Così nella stessa Lecce, dopo che la caduta di un pino ha costretto su una sedia a rotelle una ragazza”. Il ricorso in appello è già stato annunciato.

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