“Se oggi la scuola mi chiude le porte, cosa mi devo aspettare dalla società?”. Elena Grosso è la mamma di Monica, una ragazza di 19 anni con la sindrome di down. Monica è iscritta a un istituto alberghiero di Casoria, in provincia di Napoli, dove i genitori hanno deciso di iscriverla perché “volevamo che diventasse sempre più autonoma, anche solo imparando come si fa un uovo al tegamino”. Da due anni per gli alunni della sua classe sono previsti degli stage in strutture alberghiere e ristoranti, nel napoletano e nel resto d’Italia. Ma già lo scorso anno a Monica è stata preclusa questa possibilità. “Mia figlia – dice Elena – mi chiede perchè lei non possa fare gli stage? Quest’anno mi avevano garantito che gliel’avrebbero fatto fare, ma ora mi hanno detto che per Monica c’è la possibilità di farlo solo a scuola. Mi ero anche offerta di accompagnarla e assisterla io, ma mi hanno risposto che la chiameranno a settembre per ‘eventi vari’. Siamo stati costretti noi a trovarle un piccolo lavoretto”  di Andrea Postiglione

Articolo Precedente

Incidente sulla Cisa, “auto blu sfreccia in corsia di emergenza e noi fermi in coda”

next
Articolo Successivo

Papa Francesco rimanda a casa il monsignore che difese il prete pedofilo

next