Prosegue la caccia a nuovi capitali freschi da parte di Mediaset che, chiusa la cessione da 365 milioni di Digital Plus in Spagna, si prepara ad incassare altri 100 milioni di euro dalla vendita dell’11,11% della pay tv italiana Premium. Scelte, del resto, pressoché obbligate a valle dei massicci investimenti che il gruppo televisivo ha effettuato quest’anno per accaparrarsi i diritti tv del calcio: l’ultima partita, quella per la Serie A, si è chiusa a fine giugno con un esborso di 373 milioni che si è andato ad aggiungere ai circa 700 milioni spesi in febbraio per la Champions League, per un totale di oltre 1 miliardo di euro.

Somma che però non è ancora stata compensata dalla campagna di dismissioni varata dal Biscione ad aprile con la vendita sul mercato del 25% delle torri di trasmissione di Ei Towers per 283,7 milioni di euro cui è seguita, venerdì scorso, la vendita della quota in Digital Plus e, ora, quella di Mediaset Premium, entrambe andate al primo azionista di Telecom Italia, la spagnola Telefonica che ha così teso una mano al gruppo televisivo della famiglia Berlusconi in fase di trasformazione per far quadrare i conti che, dopo il ritorno all’utile (per 8,9 milioni) a fine 2013, ha chiuso il primo trimestre in rosso per 12,5 milioni, mentre il debito si è ridotto ma è sempre pari alla ragguardevole somma di 1,378 miliardi.  

Il tutto mentre a monte della catena di controllo di Cologno Monzese, la holding di famiglia, Fininvest, che oltre a Mediaset controlla Mondadori, il Milan e Mediolanum, ha archiviato un altro anno da dimenticare con un rosso di 428 milioni di euro. Ad ampliare le perdite che nel 2012 ammontavano a 285 milioni, è stato in particolare l’effetto della sentenza definitiva sul Lodo Mondadori che ha visto il Biscione rimborsare quasi 500 milioni alla Cir dei De Benedetti. Non secondario, poi, il ruolo di svalutazioni e oneri di ristrutturazione. Un mix che ha comportato un nuovo congelamento dei dividendi destinati alle holding dei Berlusconi che controllano la finanziaria.

Non sorprende, quindi, che Mediaset annunciando il nuovo accordo con Telefonica, lunedì mattina, abbia sottolineato come si sia solo all’inizio del “processo di allargamento internazionale del capitale di Mediaset Premium” che verrà conferita a una nuova società creata ad hoc e che, grazie alla somma pagata dagli spagnoli per l’11%, ha un valore di 900 milioni di euro. Questa partnership “segna un’importante alleanza tra Mediaset e Telefonica per prossime collaborazioni nelle rispettive attività pay in termini di tecnologia, know how e contenuti. L’ingresso in Premium di un partner di rilievo come Telefonica – ha fatto sapere Cologno in una nota – avvia il processo di apertura della pay tv italiana a ulteriori partner internazionali in una logica di sviluppo delle attività di produzione e distribuzione di contenuti su tutte le piattaforme a pagamento”. Nella nota, si fa infatti riferimento a “manifestazioni di interesse da parte di player esteri“.

E in attesa che questi ultimi abbiano un nome e un volto, il titolo Mediaset ha imboccato la via del rialzo in Borsa e, dopo una fiammata del 2,7%, per poi ripiegare e chiudere in calo dello 0,97 per cento, mentre il compratore a Madrid ha viaggiato in perdita fin dal mattino e ha archiviato la seduta in flessione dello 0,99 per cento. 

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